ArcelorMittal ha comunicato a sorpresa di aver richiesto il recesso del contratto, firmato il 31 ottobre, che regolava l’affitto e il successivo acquisto di Ilva Spa dallo Stato italiano.
Alla base della decisione, comunicata dalla stessa società in una nota, ci sarebbe l’eliminazione, votata in parlamento, della “protezione legale necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale”.
Tale provvedimento giustificherebbe il recesso dal contratto che prevedeva, dopo una fase d’affitto, l’acquisto dell’Ilva da parte di ArcelorMittal nel 2021.
“La società”, si legge nella nota “ha chiesto ai Commissari straordinari” dell’Ilva il compito “di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione”.
Sull’Ilva, dunque, la partita si riapre, con la possibilità concreta che non si trovi un nuovo accordo e che l’azienda strategica per la siderurgia italiana rimanga nelle mani pubbliche.
E’ in corso dalle 15 e 30 un incontro governativo sull’Ilva che vede impegnati al tavolo il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, il ministro del Sud Provenzano e il titolare del ministero dell’Ambiente Costa.
In aggiunta alle problematiche legate alla responsabilità penale, ArcerlorMittal ha citato i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto che “obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 – termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibile da rispettare – pena lo spegnimento dell’ altoforno numero 2… lo spegnimento renderebbe impossibile per la Società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il contratto”.
“Apprendiamo la notizia della volontá di ArcelorMittal di comunicare ai commissari la volontà di recedere il contratto. Significa che partono da oggi i 25 giorni per cui lavoratori e impianti ex Ilva torneranno all’Amministrazione Straordinaria. Tra le motivazioni principali, il pasticcio del Salva-imprese sullo scudo penale.
Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non disinnescare bomba ambientale e unire bomba sociale”, ha commentato il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli.