ROMA (WSI) – Il nome del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda in pole position nelle ultime ore sulla stampa.
Dopo il botta e risposta con il governatore della Puglia Michele Emiliano che aveva definito il cantiere Tap di Melendugno al pari di Auschwitz, puntando il dito proprio contro il titolare dello Sviluppo, troppo attento a suo dire a “mediare tra la lobby del carbone e quella del gas, rispondendo a loro anziché all’interesse pubblico”, immediata è arrivata la risposta del ministro.
Dunque su Ilva sostengo la lobby del carbone contro quella del gas e su Tap quella del gas contro quella del carbone. E quei poveracci della lobby del petrolio?! Prossima puntata scie chimiche e Stato Imperialista delle Multinazionali”.
Proprio sull’affaire Ilva nelle ultime ore il ministro ha dettato il suo aut aut: se sarà accolta la sospensiva legata al ricorso sul decreto ambientale Ilva presentato da Comune di Taranto e Regione Puglia lo stabilimento verrà chiuso il 9 gennaio prossimo.
“Continueremo ad andare avanti con l’investitore, ma se la condizione è che lo Stato metta una garanzia contrattuale sull’operazione, allora non posso fare assumere allo Stato la responsabilità di 2,2 miliardi di euro per pagare il conto del ricorso (…) Il governo italiano non è disponibile a buttare 2 miliardi e 200 milioni di euro per i ricorsi al Tar del governatore della Puglia e del sindaco di Taranto. Abbiamo fatto il massimo. Il sindaco ha detto che avrebbe ritirato il ricorso e non lo ha fatto. Io ho detto che non mi sarei seduto se non si ritirava il ricorso ed alla fine l’ho fatto lo stesso. Io da qui non vado avanti. Il governatore ed il sindaco si assumeranno le loro responsabilità. Io non posso far assumere al governo italiano il costo dei ricorsi del governatore e del sindaco di Taranto. Io non lavoro con la spada di Damocle del ricorso. Oltre questo non sono capace ad andare”.
Il ministro fa la voce grossa in linea con la sua condotta in ottica premiership: se il Parlamento sarà ingovernabile si ipotizza una sua candidatura come premier delle larghe intese.