MILANO (WSI) – La bonifica dell’Ilva di Taranto rischia di essere pagata dai cittadini. A lanciare l’allarme è l’Autorità per l’energia secondo cui il decreto, approdato ieri a Montecitorio e in via di approvazione tra domani e giovedì, che detta le regole sul finanziamento statale di 400 milioni per investimenti ambientali e sanitari dell’Ilva di Taranto rischia tra qualche anno di finire direttamente nelle bollette di famiglie e imprese italiane.
Come ricorda la Stampa:
“La vicenda prende le mosse dai decreti Salva-Ilva varati negli ultimi due anni, che danno alla società siderurgica la possibilità di contrarre finanziamenti statali, ma a condizione di restituire gli stessi nello stesso esercizio finanziario. Per quest’anno si tratta di circa 400 milioni di euro. Con il nuovo decreto – al vaglio della Camera – non solo il termine per il rientro dei fondi è prorogato al 2018, ma per sostenere il rinvio si è deciso di coinvolgere la vecchia Cassa Conguaglio, ribattezzata Cassa per i servizi energetici e ambientali. L’ente si occupa di riscuotere alcune componenti tariffarie dagli operatori, gestirle ed erogarle a favore delle imprese: in sostanza, la Cassa funge da bancomat per ripagare i 400 milioni in attesa della restituzione fissata al 2018″.
Mentre il Mise assicura che non esiste alcun rischio – “Nessun aumento” ha detto ieri anche il vice ministro Teresa Bellanova, dichiarazione seguita da una nota in cui si precisa che dal decreto “non discende alcun effetto sui prezzi” – i deputati M5S delle Commissioni Ambiente e Attivita’ produttive attaccano: “Al peggio non c’e’ mai fine. Questo governo vuole approvare un nuovo, scandaloso, decreto Salva Ilva, e come al solito a pagare saranno i cittadini di Taranto, con la loro salute, e tutti gli italiani che, ignari, stanno nuovamente “prestando” soldi a fondo perduto all’Ilva”.
“Qualche benpensante del Pd – continuano – dira’ che si tratta di soldi che saranno restituiti ma gia’ il 28 febbraio 2015 non e’ stato rimborsato alcun prestito. L’Ilva perde 2,5 milioni di euro al giorno. Ha perso 918 milioni nel 2015, 641 nel 2014, 911 nel 2013, 620 milioni nel 2012. Insomma parliamo di un soggetto con nessuna prospettiva di rilancio imprenditoriale”.
Gravissima, poi, la situazione relativa alla Cassa servizi energetici:”Come l’autorita’ per l’energia elettrica e il gas ha confermato, avverra’ un prelievo forzoso nelle bollette. In sostanza il regalo all’Ilva lo pagheremo tutti. Questo ennesimo salvataggio gravera’ sulle bollette energetiche degli utenti. Insomma – precisa il portavoce in Commissione Attivita’ produttive Davide Crippa – noi lo abbiamo detto in tutte le salse: giu’ le mani dalle bollette degli italiani”.
Tornando all’Autorità per l’energia, in una segnalazione inviata a Governo e Parlamento, l’organismo spiega che questa procedura “determina una significativa riduzione dei margini di flessibilità di manovra da parte di Csea per le attività di competenze nei settori energia e ambiente”.
Una minore flessibilità che “potrebbe peraltro determinare la necessità di acquisire ulteriore gettito derivante dal prelievo tariffario e gravare sulle bollette energetiche di famiglie e imprese”. L’Autorità ha poi precisato che “i rischi di aumenti tariffari si manifesterebbero solo se il rimborso dell’importo non sarà nel termine previsto nella norma, cioè nel 2018”.