(Teleborsa) – Soddisfazione per la firma del decreto flussi per i lavoratori stagionali da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri è stata espressa dalla Coldiretti che segnala l’esigenza di una sollecita pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale. Dopo di essa, infatti, sarà necessario attendere – precisa la Coldiretti – gli altri adempimenti amministrativi come il nulla osta dello Sportello Unico presso la Prefettura e il rilascio del visto presto i Consolati all’estero con il rischio concreto che i ritardi mettano in difficoltà l’agricoltura che deve confrontarsi con i tempi dettati dall’andamento stagionale delle produzioni. C’è infatti molta attesa nelle aziende agricole per l’arrivo dei lavoratori stagionali immigrati dai quali dipende – rileva la Coldiretti – il 10 per cento dei raccolti nelle campagne italiane dove stanno per iniziare i lavori di preparazione della primavera. La maggioranza dei lavoratori stagionali extracomunitari – sottolinea la Coldiretti – troverà occupazione in agricoltura che insieme al turismo e all’edilizia è il settore con maggiori maggiore opportunità occupazionali per questi lavoratori sopratutto per le grandi campagne di raccolta delle principali produzioni Made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino fino, ma anche negli allevamenti. Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso – aggiunge la Coldiretti – della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove a svolgere l’attività di “bergamini” sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia. Secondo una analisi della Coldiretti, il ruolo dei lavoratori extracomunitari nella produzione dei formaggi piu’ tipici del Made in Italy, nelle campagne di raccolta di ortaggi e frutta e nelle vendemmie dei vini piu’ prestigiosi è senza dubbio piu’ rilevante rispetto alla media delle produzioni agricole italiane. Sono circa 30mila le aziende agricole italiane che secondo la Coldiretti assumono lavoratori extracomunitari con albanesi, indiani, marocchini, tunisini, macedoni che sono le principali nazionalità dei lavoratori extracomunitari impegnati in agricoltura dove prevalgono i rapporti di lavoro stagionali per le caratteristiche proprie del lavoro nei campi legato ai tempi di raccolta delle produzioni. Con circa il 10 per cento di extracomunitari sul totale dei lavoratori agricoli è nelle campagne dove la presenza di immigrati evidenzia una incidenza tra le più elevate dei diversi settori economici, secondo il XIX Rapporto Caritas/Migrantes sull’immigrazione al quale ha collaborato la Coldiretti. Sono 90.091 i rapporti di lavoro in agricoltura identificati come extracomunitari negli archivi INPS ed appartengono a 155 diverse nazionalità anche se a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura – conclude la Coldiretti – sono principalmente nell’ordine gli albanesi (17,2 per cento), i marocchini (12,6%) e a sorpresa gli indiani (13,8 per cento) che trovano occupazione soprattutto negli allevamenti del nord per l’abilità e la cura che garantiscono alle mucche.
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