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Immobili: “pressione fisco +212% dal 2010, no tasse prima casa”

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“La tassazione sulla casa rimane altissima, anzi aumenta. Basti pensare che dai 9 miliardi del 2009 è arrivata ai quasi 30 miliardi del 2014”. Parla Paolo Righi, presidente nazionale della Fiaip, Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali. E lo fa in occasione dell’assemblea annuale degli associati del Collegio provinciale della Federazione italiana degli agenti immobiliari a Torino, dal palco di Palazzo Lascaris.

“Dal 2010 a oggi la pressione fiscale sulla casa è aumentata del 212%, un peso insostenibile per i proprietari di case, in maggioranza famiglie. Al governo dico basta usare la casa come bancomat”.

“La riduzione della pressione fiscale è l’unico modo per far ripartire davvero il mercato immobiliare. Un settore, che negli ultimi 5 anni, ha perso più di 800 mila posti di lavoro nel silenzio generale”.

“Bisogna aiutare il settore immobiliare, anche perché gli aiuti dati a questo settore rimangono in Italia e non vengono delocalizzati, come può succedere per esempio nel settore auto”. E “se non riparte il mercato immobiliare non riparte nemmeno l’economia”.

“Riteniamo che la prima casa, un bene che non produce reddito, non possa essere tassata. E al governo diciamo che il settore immobiliare che vale il 20% del Pil va aiutato”.

Righi non ha remore nel descrivere la situazione per quella che è. “La situazione del settore insomma rimane preoccupante: anche se l’erogazione dei mutui è aumentata, gli spread sono bassi e ci sarebbe voglia di comprare, l’alta tassazione spegne la possibile ripresa. La nostra richiesta di tassa unica é in discussione in questi giorni, temiamo però che il governo faccia il gioco delle tre carte, cioè che possa concedere un abbassamento della pressione fiscale a livello nazionale ma creando un aumento delle tasse a livello locale. Un gioco che ci preoccupa molto e non sarebbe accettabile”.

Nel corso del suo intervento, Righi ha segnalato la maggiore propensione delle banche a erogare mutui, che sono di fatto aumentati del 30%, sulla scia soprattutto – precisa – della rinegoziazione e discesa dello spread.

Per esempio va segnalata una nuova voglia delle banche di erogare i mutui, che sono aumentati del 30%: un dato riconducibile per lo più alla rinegoziazione e alla discesa dello spread. E’ vero che i primi tre mesi del 2015 hanno messo in evidenza anche una piccola inversione di tendenza negli acquisti di case. Ma attenzione, visto che il “dato va rapportato al trimestre dell’anno scorso – assolutamente negativo – ed è ancora presto per dire se davvero ci sarà un cambiamento”.

Insomma, “il mercato nel primo trimestre segna un dato positivo e le banche hanno ricominciato ad erogare mutui. Questo dato ci conforta ma prudentemente, dobbiamo attendere il prossimo semestre per vedere se questo segnale sarà riconfermato”.

A conferma della prudenza di Righi arriva dall’Istat il dato sulla produzione settore delle costruzioni, che a febbraio – su base destagionalizzata – è calato su base mensile -1,3%. La flessione è stata -0,8% su base annua. E nella media dei primi due mesi del 2015, l’indice è sceso -1,5% su base annua.

L’indice grezzo ha segnato una flessione su base annua -0,8%, mentre nella media dei primi due mesi dell’anno il calo è stato -3,2%, sempre su base annua.

Sollevato nel corso del discorso di Righi un altro problema: quello delle banche che stanno facendo concorrenza alle agenzie immobiliari, e che invece di fare impresa, in definitiva diventano rivali dell’impresa stessa. “Non temiamo la concorrenza ma con le banche, che si sono messe a vendere case, non partiamo alla pari. Loro hanno anche gli aiuti del Quantitative Easing di Draghi. Alcune banche stanno facendo impresa e anziché finanziare le imprese ne prendono il posto. Questo è inaccettabile: le banche facciano le banche e noi agenti immobiliari faremo bene il nostro mestiere”.