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IMMOBILI: «QUESTI PREZZI SONO UNA VERA FOLLIA»

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(WSI) – La bolla immobiliare italiana? C’è, eccome se c’è. Anche se i prezzi non sono saliti tanto quanto è accaduto altrove. E siccome in questo Paese siamo in genere tutti più poveri di dieci anni fa, i prezzi delle case sono da vertigine. Giovanni Tamburi, presidente di Tamburi&Associati, non è un esperto del settore.

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Ma dal suo osservatorio privilegiato, una boutique finanziaria al servizio di 80 famiglie industriali italiane, vede grigio. Non ha dubbi: il mattone ha passato il segno da tempo. E le conseguenze degli eccessi potrebbero essere molto dolorose. Che cosa sta succedendo?

«Milano è piena di cartelli affittasi che rimangono a ingiallire per mesi senza che nessuno si faccia avanti. Non sono un immobiliarista, ma quando succede tutti i manuali dicono che la crisi è vicina. I miei clienti con possedimenti di questo genere in molti casi hanno deciso di vendere. Per portare a casa il capital gain, prima che sia troppo tardi. Insomma l’aria sta già cominciando a uscire dalla bolla».

Sentiremo il botto, come è accaduto in Borsa nel Duemila?
«Forse sì, ma non subito. Oggi siamo in una fase simile a quella che precedette negli anni Ottanta la parabola di Europrogramme, la finanziaria immobiliare piena di cespiti iper valutati che lasciò col cerino in mano un mucchio di risparmiatori».
Ma lei vede un crash all’orizzonte? Invece di correre a comprare casa a questo punto bisognerebbe investire in un metaforico bunker?
«Tra un paio d’anni ci sarà una resa dei conti sui mercati finanziari. Non so se partirà dagli immobili o da qualche altra parte. Le connessioni tra mattone e finanza sono sempre più visibili e strette».
Segnali?

«Non a caso Alan Greenspan, il governatore della Fed, che sta alzando pian piano i tassi anche per frenare l’eccessiva propensione al debito delle famiglie americane, guarda con apprensione alle sorti di Fannie Mae e Freddie Mac, i grandi cartolarizzatori di mutui quotati a Wall Street. Se si dovesse fermare troppo in fretta la giostra diventano bombe a orologeria. E lui continua ad ammonire: attenti a quei due».
In America i prezzi delle case e i debiti contratti dalle famiglie hanno raggiunto dimensioni spettacolari. Da noi però è diverso…

«Sarà anche vero che in certi casi la crescita reale dei prezzi non ha ancora recuperato i livelli del 1991, quando ci fu l’ultima grande isteria immobiliare. Ma da allora ad oggi il potere d’acquisto degli italiani è diminuito moltissimo. La sindrome della quarta settimana oggi colpisce molte famiglie in pericoloso anticipo: si arriva già al 15 in riserva, con le tasche semi vuote. Il calo dei consumi a fine mese si verifica sui beni di prima necessità, ma anche, pare, sui totem della vita moderna. Come le ricariche prepagate dei cellulari, articoli per cui c’è chi si priva del pane pur di non rinunciare allo status symbol».
I discorsi tra amici sulle case che costano troppo hanno dignità scientifica?
«Come no. L’uomo della strada che si lamenta perché si sente più povero e deve indebitarsi a 30 anni per comprare due stanze non ha ragione: ha stra-ragione».
A che cosa andiamo incontro?

«Difficile dirlo. Certo se si interrompe il ciclo della finanza, quello che ha fatto salire in simultanea negli ultimi due anni mattone, azioni e bond può iniziare una recessione di carta, ben più cattiva di quella dove ci troviamo ora, che riguarda solo l’economia reale».
Vale a dire?
«Se famiglie e imprese non dovessero più sostenere i debiti contratti per case e credito al consumo il primo effetto sarebbe un peggioramento della qualità del credito delle banche. A cui seguirebbero tassi più alti, sviluppo più difficile. Un brutto film, insomma. Tra l’altro già visto in passato».

Qualcuno dice che questo boom immobiliare è diverso perché avvenuto in un’epoca di tassi in discesa, E dunque senza inflazione. Mentre i più recenti erano figli della corsa dei prezzi…
«Non riesco a vedere vantaggi dietro alla differenza. La non inflazione forse è peggio: deprime. Perché leva anche la pia illusione della scala mobile, il meccanismo che a fine mese metteva 15 mila lire in più in busta paga. Soldi veri, di finto valore. Oggi non c’è più nulla. Né finto, né vero».

Negli ultimi due anni bond, azioni e abitazioni sono saliti in simultanea: difficile immaginare che si possa continuare così.

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