Essere bullish, cioe’ ottimisti, sul settore real estate americano? Puo’ sembrare difficile ma non impossibile. I contrarian non mancano in barba a coloro che si aspettano un calo dei prezzi delle case di un altro 15-20% e all’immagine del comparto scattata, giusto per fare un esempio, dallo Standard & Poor’s Case-Shiller Index (uno degli indicatori cruciali).
Bill Wheaton, professore del Centro per il Real Estate del Massachusetts Institute of Technology e’ convinto che il mercato immobiliare residenziale sia pronto a fare il suo ritorno in scena da protagonista definendo le attivita’ di costruzione di case “un gigante addormentato che sta per risvegliarsi”.
L’eccesso di scorte, crede lo studioso, verra’ presto assorbito entro il 2013. Ma gia’ dal 2011 la domanda potrebbe tornare su livelli pre recessione e, udite udite, l’impatto sul Pil potrebbe avere dimensioni mai viste nelle fasi post recessione fino a ora esperite.
“Le costruzioni di case non solo si riprenderanno ma rimarranno a livelli sostenuti per molto, cosa che non si e’ verificata in seguito ad altre recessioni”, ha dichiarato il professore che ha specificato “non si trattera’ di un rimbalzo di solo uno o due anni”.
Come riferisce Fortune, Wheaton ha ricordato che le costruzioni nel comparto residenziale sono storicamente basse, cosi’ basse da dirsi certo che la domanda le sta in questo momento superando. La domanda di case nel 2009 e’ stata di circa 1.1 milioni di unita’, oltre due volte quanto costruito nello stesso arco temporale. Di questo passo, ha riferito il professore del Mit, le abitazioni rimaste invendute non lo saranno piu’ per molto. I pignoramenti pero’ non termineranno nel prossimo futuro.
Wheaton ha fatto due conti sull’impatto che questa ripresa potrebbe avere sul Pil. Gli investimenti residenziali valgono circa il 3-4% del Prodotto Interno Lordo. Ma non e’ escluso che le costruzioni di case vadano a contribuire per uno 0.7% annuale per i prossimi 5 anni.
Le indicazioni di Wheaton vanno ad aggiungersi a quelle rilasciate da Credit Suisse, convinta che il peggio sia alle spalle e che i timori di un nuovo duro colpo al settore sono eccessivi. L’ufficio studi della banca svizzera ha fornito sei motivi per cui puntare sull’immobiliare:
– valutazioni vantaggiose
– pignoramenti al top non possono ormai fare altro che contrarsi
– garanzie governative su circa il 70% dei mutui per qualcosa come $11500 miliardi
– le short sale (si verificano quando un titolare di un mutuo in difficolta’ decide di vendere casa a un prezzo inferiore al valore del prestito complessivo concesso dalla banca che, pur di non incorrere in un pignoramento, preferisce farsi carico della perdita) sono pari a meno di un terzo del totale dopo il picco di meta’ 2009
– il settore vale solo il 2.2% del Pil contro una media di lungo corso del 4.5%
– i nuovi cantieri edili sono inferiori di circa un milione rispetto al trend della domanda.
Un recente articolo del Wall Street Journal ha elencato altri 10 motivi per cui conviene comprare un immobile, sostenendo l’esatto contrario di quanto indicato dalla storia di copertina di Time.