ROMA (WSI) – Dalla Lombardia alla Calabria, sarebbero circa 2mila i paesi in Italia con meno di mille abitanti che sono a rischio desertificazione. Per evitare la morte di questi comuni, le amministrazioni locali hanno messo in atto una serie di iniziative che hanno come scopo quello di attirare i giovani che vogliano evadere dalle grandi città e decidano di reinventarsi partendo dai piccoli centri.
A spiegarlo – come riporta Il fatto Quotidiano – è Silvi Passerini, architetto milanese tra i fondatori della Rete del ritorno ai luoghi abbandonati presente alla Fiera nazionale del consumo critico “Fà la cosa giusta”, organizzata dall’associazione Terre di mezzo, che quest’anno si terrà a Milano dal 18 al 20 marzo.
“In Italia sono circa 2.000 paesi che rientrano nella definizione di Comuni polvere. Collina e montagna, infatti, a differenza della costa, raramente possono contare sul turismo stagionale, elemento che mantiene vive le comunità più piccole, e perciò, dopo la Seconda Guerra Mondiale, hanno subito la cosiddetta ‘rapina delle montagne’: famiglie, cioè, emigrate a valle in cerca di uno stipendio fisso e un lavoro stabile”.
M quali sono queste iniziative per ripopolare i piccoli centri abbandonati d’Italia? Si tratta per lo più di incentivi economici e fiscali, come la vendita della case abbandonate nei centri storici di piccoli borghi medioevali sparsi nel belpaese alla cifra simbolica di 1 euro, a nuove forme di turismo.
“Negli ultimi anni sempre più famiglie si sono stancate della frenesia della città, e tanti giovani scelgono di ritornare a vivere nelle comunità rurali, portando con sé un’enorme ricchezza: il sapere acquisito studiando o lavorando nelle metropoli (…) La scarsità di servizi è un incentivo all’abbandono (…) Gli effetti dell’abbandono delle comunità rurali sono molteplici: prima di tutto spariscono i servizi, dal fornaio all’insegnante, le scuole chiudono, i mezzi di trasporto diminuiscono quindi, la popolazione cala, e a pagarne il prezzo è prima di tutto la democrazia”.
Così parte proprio dai giovani l’iniziativa a Montesegale in provincia di Pavia che ha portato all’apertura di forno pubblico per colmare la mancanza di pane fresco o ancora a Riace, in Calabria si è inventato l’ecoturismo, affittando le case abbandonate dagli emigrati a prezzi ragionevoli ai turisti o ai migranti o nelle Valli di Zeri si è creata la banca del tempo che ricompensa con sgravi fiscali i cittadini che si dedicano alla comunità.
“Le iniziative pensate dai Comuni polvere sono molteplici e nascono tutte dal basso, dalla singola comunità, perché non esistono incentivi, a livello nazionale, per il ripopolamento di un’area a rischio abbandono”.
Il Fatto riporta allora come
“nelle Valli di Zeri c’è chi ha attivato una banca del tempo, ricompensando con sgravi fiscali i cittadini che si dedicano alla comunità, e a Cabella Ligure, in Val Borbera, paga menotasse chi si offre di riqualificare il territorio, recuperando, ad esempio, edifici agricoli vuoti da tempo. Ancora, Soriano Calabro, zona Vibo Valentia, Paraloup in provincia di Cuneo e Varzi, nel pavese, hanno scelto di puntare sul rilancio dell’artigianato locale, mentre in città come Montieri, in Toscana o Carrega Ligure (Alessandria), si può comprare casa al prezzo di un caffè, 1 euro, purché ci si impegni a ristrutturarla”.