NEW YORK (WSI) – L’economista Nouriel Roubini lancia un chiaro allarme su ben 18 mercati immobiliari che sono a rischio bolla.
Si tratta dei mercati del mattone di Svizzera, Svezia, Norvegia, Finlandia, Francia, Germania, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito (piĂą precisamente, in questo caso, Londra). E poi, tra i mercati emergenti, le bolle stanno facendo la loro comparsa a Hong Kong, Singapore, Cina, Israele e nei principali centri urbani di Turchia, India, Indonesia e Brasile.
I segnali che indicano la formazione o la presenza di bolle in queste economie comprendono il rialzo veloce dei prezzi delle abitazioni, l’aumento del rapporto prezzi delle case/redditi, e gli alti livelli di debiti sotto forma di mutui rispetto ai debiti complessivi delle famiglie. Nelle economie più avanzate, le bolle sono gonfiate dai valori molto bassi dei tassi di interesse, sia di breve che di lungo termine.
In contesti caratterizzati da una crescita anemica del Pil, da un elevato tasso di disoccupazione, da una bassa inflazione, l’ondata di liquidità generata da politiche monetarie convenzionali e non convenzionali, comunque estremamente accomodanti, sta sostenendo al rialzo i prezzi degli asset, a iniziare da quelli delle case.
Roubini tuttavia precisa che “le nuove bolle immobiliari dell’economia globale non dovrebbero ancora esplodere, in quanto le forze che le alimentano – specialmente la moneta facile e il bisogno di avere coperture hedge contro l’inflazione – sono ancora pienamente operative. In più, molti sistemi bancari dispongono di protezioni maggiori sui capitali rispetto al passato, che permettono loro di assorbire le perdite che derivano da una correzione dei prezzi immobiliari“.