NEW YORK (WSI) – Un’altra stangata si è abbattuta sulle famiglie italiane. Tra il 2011 e il 2014, l’introduzione dell’Imu e successivamente della Tasi, ha fatto schizzare le tasse sulle seconde case e gli immobili produttivi.
A segnalarlo è la Cgia di Mestre, secondo cui l’aumento massimo a carico delle seconde case affittate a canone concordato è stato pari a +236% in tre anni, mentre per quelle affittate a canone libero l’incremento è stato del 150% e ‘solo’ del 115% per quelle sfitte.
Per negozi, alberghi e capannoni, invece, le tasse sono mediamente raddoppiate. I calcoli dell’ufficio studi della Cgia hanno preso come riferimento iniziale il 2011, ultimo anno in cui è stata pagata l’Ici. “Tendenzialmente – osserva il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – i sindaci hanno mantenuto relativamente basso il livello di tassazione sulle prime case, innalzando, invece, quello sugli immobili ad uso produttivo e sulle abitazioni diverse dalla principale”.
Nella morsa della crisi, intanto, anche per questo Natale le famiglie italiane stringeranno la cinghia. Stando ai dati dell’osservatorio nazionale Federconsumatori, infatti, negli ultimi anni 4 anni il taglio dei consumi effettuato dalle famiglie ha sfiorato il 40% con un ‘saldo’ negativo di 82 euro a nucleo. Un andamento recessivo che si conferma anche per il 2014 che ha già mostrato una contrazione del -6,2% rispetto all’anno scorso.
Nel dettaglio, spiega la Federconsumatori, la spesa di ogni famiglia è passata da 208,33 euro del 2010 (pari ad un giro d’affari complessivo di 5,2 mld di euro) a 125,70 euro previsti quest’anno (pari a 3,14 miliardi di euro). I settori che hanno risentito maggiormente della sforbiciata imposta dalla crisi sono sicuramente quello dei mobili, dell’arredamento e degli elettrodomestici, seguito da abbigliamento e calzature e dal turismo. (mt)