Economia

Immobiliare, tutti pazzi per i borghi: i fattori da considerare prima di trasferirsi

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Trasferirsi su un’isola sperduta o in borghi isolati per vivere da eremita è la tipica utopia a cui si pensa durante i periodi più frenetici della vita. L’Irlanda ha però deciso di rendere questo sogno una solida realtà incentivando addirittura il ripopolamento delle 30 isole costiere del Paese (non collegate da ponti e strade alla terraferma) con una sovvenzione, in contanti, fino a 84.000 euro, da elargire a coloro che sceglieranno di rilevare le proprietà abbandonate e stabilirsi definitivamente sulle isole. Oltre che un piano decennale dedicato di 80 azioni, denominato Our Living Islands, volto sostanzialmente a migliorare le infrastrutture isolane essenziali per renderle il più vivibili e autonome possibili. E facente parte di un programma governativo di incentivi già esistente per l’intero Stato che ha appunto lo scopo di ristrutturare il patrimonio immobiliare vetusto, in linea con la direttiva UE sulle case green.

Ma, senza scomodare i Paesi stranieri, anche in Italia l’idea era balenata tra i comuni, spinta anche dalle nuove esigenze di flessibilità abitativa e smartworking emerse con la pandemia.
Molti borghi antichi, dal Nord al Sud Italia, hanno infatti messo in vendita le case fatiscenti al prezzo simbolico di 1 euro, con la condizione di ristrutturare l’immobile entro breve tempo e trasferire nel relativo comune la residenza, per rinnovare il patrimonio immobiliare e per cercare di ridare vita a comunità rurali in declino e promuovere la ripopolazione di queste zone.

Tra gli ultimi comuni a lanciare il progetto parecchi si trovano in Sicilia: Delia, Racalmuto, Troina, Itala, Cammarata, Bivona, Sambuca di Sicilia, Mussomeli, Gangi e Augusta.
Ma anche in Sardegna (Montresta, Ollolai e Nulvi), che nel 2022 ha offerto alle persone fino a 15.000 euro per comprare e ristrutturare una proprietà in un piccolo comune con meno di 3 mila abitanti e trasferirsi stabilmente sull’isola, Puglia (Biccari e Caprarica), Calabria (Rose), Basilicata (Laurenzana), Campania (Bisaccia e Zungoli), Molise (Castropignano), Marche (Cantiano), Piemonte (Borgomezzavalle) e Valle d’Aosta (Oyace).

I fattori da considerare prima di trasferirsi

Tuttavia, è importante sottolineare che l’acquisto di una casa a 1 euro non è un’operazione semplice come sembra. È infatti opportuno considerare diversi fattori prima di procedere con ristrutturazione e trasferimento:

  • Condizioni della casa: le case offerte a un euro solitamente sono in uno stato di grave degrado e richiedono un significativo lavoro di ristrutturazione. Prima di impegnarsi nell’acquisto, è fondamentale visitare la casa di persona e ottenere una valutazione accurata delle sue condizioni strutturali e dei costi previsti per la ristrutturazione. Nonché eventualmente trovare professionisti qualificati a cui affidare la ristrutturazione;
  • Obblighi e regolamenti: le autorità locali stabiliscono infatti regole e obblighi specifici per i nuovi proprietari delle case a 1 euro. Questi possono includere requisiti di ristrutturazione, tempi limite per completare i lavori e restrizioni sull’uso della proprietà;
  • Costi aggiuntivi: anche se l’acquisto della casa potrebbe costare solo 1 euro, è importante considerare, oltre ai costi di ristrutturazione, le spese legali, le tasse, incluse quelle di possesso, le utenze;
  • Localizzazione e comunità: essendo le case a 1 euro spesso situate in aree rurali e isolate, prima di impegnarsi bisogna valutare attentamente se la localizzazione corrisponde alle proprie esigenze di vita in termini di comunità locale, opportunità lavorative, servizi e infrastrutture, ad esempio sanitarie e scolastiche, disponibili nella zona.

Le altre iniziative per riqualificare i borghi

Oltre alle case a 1 euro, esistono altre iniziative per ripopolare i borghi italiani e promuovere lo sviluppo delle comunità rurali. Ne sono un esempio:

  • i bonus per giovani coppie: alcuni comuni italiani offrono incentivi finanziari alle giovani coppie che decidono di stabilirsi nei borghi rurali. Questi bonus possono essere sotto forma di sovvenzioni per l’acquisto di una casa, agevolazioni fiscali, sussidi per la nascita di figli o per l’acquisto di beni e servizi per i bambini o contributi per l’avvio di attività imprenditoriali;
  • borse di studio per studenti: alcuni comuni offrono borse di studio agli studenti universitari o post-laurea che decidono di stabilirsi nei borghi dopo aver completato i loro studi. Questo progetto mira a incoraggiare i giovani a tornare nei loro luoghi di origine e contribuire allo sviluppo locale;
  • sviluppo di attività locali: alcuni borghi italiani cercano di stimolare l’economia locale promuovendo l’apertura di nuove attività commerciali. Possono offrire agevolazioni fiscali, assistenza nella ricerca di finanziamenti e supporto per l’avvio di imprese nel settore turistico, dell’artigianato o dell’agricoltura locale;
  • connessione digitale: rer rendere i borghi più attraenti per i residenti e i lavoratori a distanza, molti comuni stanno migliorando l’infrastruttura di connettività Internet. Ciò consente ai residenti di lavorare da remoto e accedere ai servizi online, riducendo l’isolamento e favorendo lo sviluppo economico.

Qualche esempio

Lucilla Parisi, sindaco di Roseto Valforte in provincia di Foggia, offre 5 mila euro a chi decide di trasferirsi nel borgo incastonato nei Monti Dauni e di aprire un’attività economica. Soldi a fondo perduto, che il sindaco ha attinto dai fondi ricevuti dal Ministero degli Interni e destinati alle aree interne regionali. Nel bando, che punta a ripopolare un comune rimasto con appena 900 residenti, si prevede anche una corsia preferenziali per i cittadini che sono emigrati da Roseto Valforte e decidono di tornare grazie al contributo fino a 5.000 euro.

Anche a Bormida, in provincia di Savona, il sindaco sta spingendo a tutta velocità sul ripopolamento di un borgo dove vivono solo 394 persone. Le opportunità sono due: l’affitto low cost e l’acquisto con un forte bonus. Nel primo caso si possono abitare case pagando da 50 a 120 euro al mese di affitto, sulla base della metratura. Nel secondo caso, invece, il nuovo residente viene accolto da un bonus di 2.000 euro.

A Locana, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, il sindaco Bruno Mattiet mette sul tavolo un bonus triennale di 3.000 euro, per un totale di 9mila euro, alle famiglie che scelgono di vivere in questo borgo e lo dimostrano iscrivendo almeno un figlio nella scuola del paese. Locana è rimasta con appena 1.700 abitanti, agli inizi del Novecento erano ben 6mila.

Bandi sui borghi

Anche dal Piano europeo di Ripresa e Resilienza (PNRR) arriveranno risorse preziose ai borghi italiani. In particolare ci sono due bandi, già pubblicati, per i quali è stata stanziata, complessivamente, una cifra superiore a 1 miliardo di euro. Il primo bando (linea A) assegna 420 milioni di euro, divisi tra 21 regioni e Province autonome, per scegliere in queste zone un borgo “pilota” a rischio abbandono o già deserto. Dove fare gli interventi, con relativi incentivi, per il ripopolamento: in pratica, ciascuno dei 21 borghi selezionati dalle Regioni e dalle Province autonome avrà a disposizione 20 milioni di euro.
La linea B, invece, prevede meno risorse per un singolo borgo, ma più piccole comunità che possono partecipare a un bando con il quale vengono distribuiti 580 milioni di euro da dividere tra 229 borghi (quindi 1,6 milioni ciascuno). Secondo le regole fissate dal PNRR, il 40% dei progetti dovranno essere localizzati nel Mezzogiorno, motivo per cui la regione che avrà le maggiori risorse è la Sicilia, con un tesoretto per i suoi borghi di 41 milioni di euro.