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Impact investing sempre più apprezzato dagli investitori. Ecco perchè

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Il 71% degli investitori istituzionali e professionali intende aumentare il peso delle soluzioni di impact investing nei prossimi 3 anni. Lo dice l’Impact Investing Study 2023, condotto a livello globale da Vontobel su circa 200 investitori istituzionali e professionali in Europa, Nord America e Asia-Pacifico. Ma prima di approfondirla, vediamo cosa si intende per impact investing.

Cos’è l’impact investing

L’impact investing o investimenti a impatto indica un’attività di investimento in imprese, organizzazioni e fondi che operano con l’obiettivo di generare un impatto sociale e ambientale positivo, che sia misurabile e compatibile con un rendimento economico. Si colloca a metà strada tra la filantropia e gli investimenti tradizionali. L’impact investing può essere attuato mediante:

  1. impact fund: fondi che, attraverso strumenti di debito o equity e quasi-equity, investono principalmente nelle fasi di lancio e crescita di iniziative che hanno come fine ultimo quello di generare un impatto positivo sulla società;
  2. green, social e sustainability bond: obbligazioni emesse da enti pubblici e privati che finanziano iniziative, nuove o già avviate, orientate alla realizzazione di risultati sociali e/o ambientali positivi;
  3. strumenti di payment by result (PBR): strumenti finanziari la cui modalità di rimborso e remunerazione dell’investimento è legata al raggiungimento degli obiettivi prefissati;
  4. linee di credito impact: finanziamenti che spesso offrono condizioni finanziarie agevolate e supporto non finanziario a sostegno delle imprese che possono generare impatti positivi chiari e misurabili verso le comunità;
  5. outcome fund: fondi che raccolgono contributi filantropici da parte di governi, organizzazioni umanitarie e fondazioni filantropiche e che sono utilizzati per pagare e remunerare il raggiungimento dei risultati nei social impact bond o in altri contratti basati sui risultati. 

Perché l’impact investing è destinato a crescere

La ricerca di Vontobel rileva che il 67% di investitori professionali e istituzionali effettua già impact investing tramite azioni quotate, anche se il 58% lo fa da meno di 3 anni. Inoltre, il 56% degli investitori prevede di aumentare le allocazioni in azioni quotate nei prossimi tre anni. Gli investitori prevedono anche di ampliare la gamma di asset class utilizzate nei prossimi tre anni rispetto alle allocazioni attuali, con:

  1. il 51% che intende optare per le infrastrutture (in crescita rispetto al 39%);
  2. il 38% per l’immobiliare (in crescita rispetto al 26%);
  3. il 23% per le materie prime (in crescita rispetto al 7%).

A livello geografico, i maggiori fan dell’impact investing sono in Europa (70% degli intervistati), rispetto al 56% del Nord America e al 57% dell’Asia-Pacifico. Forte interesse da parte degli investitori dell’Asia-Pacifico, con il 92% di loro che prevede di aumentare le allocazioni attraverso in mercati quotati e il 79% attraverso i private market.

In Europa il 67% degli investitori prevede di effettuare maggiori investimenti a impatto attraverso i mercati quotati e il 72% su quelli privati. Pascal Dudle, head of listed impact di Vontobel, spiega:

“Le difficili condizioni di mercato che abbiamo vissuto negli ultimi 18 mesi hanno avuto ramificazioni per le asset class dei mercati pubblici e privati, comprese quelle con un orientamento sostenibile. Nonostante questo periodo più difficile, il nostro studio mostra che gli investitori rimangono coinvolti nell’impact investing e prevedono addirittura di aumentare le loro allocazioni nei prossimi anni. È interessante notare che prevedono di farlo attraverso una gamma molto più ampia di asset class, sia nei mercati pubblici che in quelli privati. Riteniamo che questo sia un indicatore molto positivo di come il concetto di impact investing sia cresciuto abbastanza da essere considerato un modo specifico e distinto di investire, piuttosto che un’area di nicchia della sostenibilità”.

I motivi dietro la sua crescita

Gli investimenti a impatto sono motivati primariamente dalla volontà di perseguire la decarbonizzazione (81% degli investitori), la transizione verso il net zero (77%) e la biodiversità (56%). Gli investitori dell’Asia-Pacifico e del Nord America esprimono la maggiore preferenza per queste tematiche sociali, rispettivamente con il 66% e il 63%, seguiti dagli investitori europei con il 53%.

Inoltre, gli investitori sono preoccupati dal greenwashing (l’ecologismo di facciata). Le tre principali preoccupazioni riguardano le dichiarazioni d’impatto fuorvianti o esagerate (60%), l’assenza di uno standard/definizione chiara del settore per i gestori d’impatto (49%) e l’inadeguata trasparenza del reporting (44%). Infine, l’82% degli investitori afferma che la trasparenza e la misurabilità dei risultati dell’impatto sono un fattore importante nella selezione dei gestori di impact investing.

Dudle ha concluso:

“Se da un lato vediamo una chiara dimostrazione di interesse nei confronti dell’impatto da parte degli investitori, dall’altro è anche vero che molti di loro sono ancora agli inizi del loro percorso di impatto. Uno degli ostacoli principali che si trovano ad affrontare, e una sfida comune citata ovunque si trovino, è la mancanza di trasparenza e quindi la capacità di misurare e rendicontare l’impatto che i loro portafogli hanno. Una maggiore trasparenza è fondamentale per costruire la fiducia degli investitori”.