ROMA (WSI) – Il programma di acquisto di titoli varato dalla Bce, il Quantitative Easing, contribuirà alla crescita del Pil dell’Italia per 0,5 punti percentuali nel 2015, mentre il contributo complessivo al Pil nel biennio 2015-2016 è stimato in quasi 1,4 punti percentuali.
Tra gli altri effetti benefici, Bankitalia cita anche il credito bancario più accessibile e meno costoso per famiglie e imprese di tutta l’area euro. E ancora di più nei paesi dove la crisi sui debiti ha colpito più duramente.
Secondo la Banca d’Italia “il programma di acquisto di titoli comporterebbe nell’immediato una diminuzione di circa 20 punti base del costo medio dei nuovi prestiti erogati alle imprese e di 35 punti base di quelli erogati alle famiglie”. Lo si legge in uno studio sugli effetti del Qe pubblicato dall’istituzione di via nazionale.
Per quanto riguarda l’inflazione, il contributo del Qe sarebbe di 0,5 punti percentuali nel 2015 e di circa 0,7 punti nel 2016.
Sono tutti dati inclusi nell’Occasional Paper “Questioni di economia e finanza” di Bankitalia, curato da Pietro Cova e Giuseppe Ferrero.
Si tratta di una revisione al rialzo rispetto alle stime formulate nel Bollettino dello scorso gennaio, in quanto l’effetto del QE, anche per la sua dimensione, appare più forte di quanto previsto.
Per il biennio 2015-2015, il calo atteso nei tassi di interesse sui titoli di Stato a lungo termine viene rivisto a 85 punti base e il deprezzamento dell’euro sale all’11,4%.
“Un impulso aggiuntivo alla riduzione dei tassi sui prestiti potrebbe derivare, indirettamente dal miglioramento delle condizioni di raccolta delle banche. Questo effetto – aggiunge Bankitalia – potrebbe essere particolarmente rilevante nei paesi maggiormente colpiti dalla crisi del debito, nella misura in cui la riduzione degli spread migliorerà ulteriormente l’accesso delle banche al finanziamento all’ingrosso”.
Nel Bollettino dello scorso gennaio Bankitalia prevedeva da una espansione del bilancio della Bce, “nel biennio 2015-16, un livello del Pil complessivamente superiore di 0,5 punti percentuali per l’Italia”, in pratica un punto di Pil in più. Numeri basati su ipotesi di un calo dei tassi sui titoli di Stato a lungo termine pari a 50 punti base e di un deprezzamento del cambio dell’euro pari al 5%.
(DaC)