Società

Imprenditori a tappeto. Ma qualcuno si rialza. E ricombatte

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(WSI) – Piccolo (o medio) è bello? Familiare è meglio di manageriale? Da qualche giorno sono stati diffusi i dati di prechiusura 2010 del settore del lusso. Ed in particolare della moda. Tutti ottimi. Dal record di Prada che cresce di quasi il 20 per cento rispetto all´anno scorso, ai dati di Tod´s, Armani, Dolce e Gabbana, Zegna, Diesel, tutti oltre il 10. Nel lusso ancor più lusso, quello degli yacht, sono appena finiti i saloni di Cannes, Montecarlo e Genova e si tirano le prime somme. Il fatturato anche lì si riprende, gli ordini arrivano copiosi (specie da russi, brasiliani, indiani e cinesi, tanto per cambiare), ma si prende anche nota, dai tanti stand vuoti, delle decine di cantieri che hanno chiuso i battenti, o stanno per chiuderli.

A Genova ad esempio, oltre ai tanti assenti totali, ha fatto effetto la scelta di Ferretti (che vuol dire Riva, Pershing, Itama ed altri marchi molto prestigiosi) di presentare solo qualche modello e di invitare gli interessati in un porto vicino, fuori dal salone. Scelta risparmiosa, dicevano tutti, scelta dettata dall´enorme debito ancora sulle spalle della società che non consente di scialare troppo con le spese.

Ed infatti i più informati dicevano che é già in corso un giro di documenti per un ulteriore aumento di capitale, probabilmente legato all´ennesimo stralcio dei debiti con le banche, unici modi per cercare di dare ossigeno al gruppo. Peccato che dal concorrente principale – Azimut Benetti, ormai indiscusso leader mondiale del settore – c´era la fila a visitare gli yacht, specie quelli più nuovi, anche nei giorni dell´alluvione sulla città. Una fila che ha fatto impressione e che ha consentito di sottolineare il livello di fiducia di cui gode quell´azienda.

Ma c´è, e semmai qual é, un comune denominatore tra tutte queste società che stanno andando cosi bene? Sarà un caso ma tutte le migliori aziende citate della moda e del lusso sono ancora gestite dagli imprenditori che le controllano. Sono loro infatti che hanno saputo imprimere tutte quelle svolte positive di ristrutturazione dei costi, di riorientamento sui mercati, di innovazione sui prodotti che li stanno portando ad avere grande successo. Loro stessi forse un anno fa non avrebbero messo la mano sul fuoco sui risultati che stanno arrivando, però oggi sono lì, felici, a godersi una crescita “a due cifre”, come si dice in gergo. E non é ancora arrivato il Natale, che in genere premia ulteriormente i più bravi, quelli con i prodotti considerati migliori, più di tendenza.

I gruppi guidati dai manager invece, in molti casi sono stati meno pronti, più incerti, più vittime della crisi che in grado di cavalcarla in positivo. Se poi avevano alle spalle situazioni finanziarie pesanti l´incertezza e la timidezza sono state più dovute dai fatti contingenti che risultato di scelte consapevoli e libere.

In questi giorni, a seguito della pubblicazione di recenti studi, abbiamo assistito ad una rivitalizzazione del dibattito tra chi sostiene che le aziende, per andare bene e soprattutto per crescere, devono essere consegnate ai manager e non lasciate alle famiglie. Ma non é detto, anzi. Gli esempi appena fatti dimostrano proprio il contrario. É chiaro che famiglie alla seconda o terza generazione, con i vari componenti che litigano tra loro, che non sanno scegliere dei veri leader, non possono che avere problemi, però in casa di tanti imprenditori si sente dire che – con la crisi che c´é stata e che in parte ancora c´è – se non ci fossero stati loro a tenere saldamente in pugno il volante, il timone delle loro aziende, sarebbe stato un disastro.

Come é evidente, generalizzare é sempre sbagliato, specie in un universo, come quello delle imprese, che é quanto di più articolato si possa immaginare. Però i numeri sono ormai sotto gli occhi di tutti e é molto chiara la differenza tra chi sta uscendo dalla crisi con il vento in poppa e chi invece ha ancora molte, forse troppe ferite da medicare. A questo punto la scelta tra imprenditori e manager, tra famiglie e professionisti, va a dir poco rinviata nel tempo.

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