Economia

IMPRENDITORI SI NASCE (E SI RESTA)

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(9Colonne) – Milano, 7 mar – Quando cedono la propria attività, le medie e grandi famiglie imprenditoriali scelgono la concorrenza: nel 65% dei casi, infatti, vendono ad altre aziende quasi sempre dello stesso settore (e tre su quattro decidono per una cessione totale). Non lo fanno, però, per ritirarsi dagli affari, visto che nel giro di 6 mesi il 60% reinveste il capitale e che il 55% di chi ha ceduto tutta la propria azienda lo fa in una nuova attività imprenditoriale. Questi alcuni dei risultati della ricerca sulle motivazioni, le dinamiche e il ruolo degli attori coinvolti nelle cessioni delle imprese familiari con fatturato di almeno 100 milioni di euro, che la cattedra AIdAF-Alberto Falck dell’Università Bocconi ha realizzato in collaborazione con JPMorgan Private Bank. L’analisi parla chiaro: “La natura imprenditoriale di una famiglia è un patrimonio che tende a permanere nel tempo”, spiega Guido Corbetta, titolare della Cattedra AIdAF dell’Università Bocconi, “anche se per qualche ragione si è deciso di passare attraverso un processo di cessione della propria attività originaria. La cessione dell’attività, in ogni caso, rappresenta un drastico cambiamento nella vita della famiglia”. E se i motivi che spingono alla vendita possono essere diversi, con una prevalenza però delle motivazioni riconducibili all’elevata offerta ricevuta e alle necessità finanziarie dell’impresa, “nel 70% dei casi l’idea della vendita nasce comunque all’interno della famiglia, che prende coscienza della necessità di cambiare ruolo”. Mentre il 65% delle aziende è stata ceduta a un’altra impresa (con una netta prevalenza della cessione totale), il 28% è stata oggetto di cessione a un private equity o di quotazione in borsa (con prevalenza, in questi casi, della cessione parziale). Dalla ricerca emerge anche la progressiva affermazione del ruolo delle investment bank nel suggerire l’ipotesi della cessione, ruolo che diventa particolarmente evidente nel caso di cessioni parziali, dato che la vendita a società di private equity o la quotazione in borsa richiedono competenze più specifiche. Nelle cessioni totali mantengono invece un ruolo di primaria importanza figure più tradizionali, come l’avvocato o il commercialista di famiglia.