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Imu, niente seconda rata? Ipotesi soldi dalle banche

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Finito il giro della City londinese per invogliare gli investitori stranieri a cercare occasioni in Italia, il ministro Fabrizio Saccomanni, si è messo subito al lavoro per risolvere il nodo della seconda rata Imu. Nel primo pomeriggio di oggi ha convocato una riunione, alla quale potrebbe partecipare anche Letta, per provare a trovare le risorse necessarie ad evitare il pagamento e per mettere un freno alle fibrillazioni politiche nate dopo che da Londra aveva ammesso le sue difficoltà a rintracciare nelle pieghe del bilancio i 2,4 miliardi necessari a finanziare l’operazione. Sul tavolo Saccomanni metterà una serie di ipotesi. Innanzitutto proverà ad abbassare il conto dell’Imu escludendo dall’esenzione della seconda rata i fabbricati rurali e i terreni agricoli. In questo modo le necessità del Tesoro scenderebbero da 2,4 a circa 2 miliardi di euro. Torna anche l’ipotesi di allargare la platea delle case di lusso, includendo nella definizione anche immobili attualmente esclusi, come quelli superiori ad una certa metratura. Ma l’operazione, visti i tempi stretti, non sembra delle più agevoli.

LE COPERTURE
Il problema principale restano le coperture del provvedimento. Si lavora su più fronti. Prende sempre più piede l’ipotesi di far anticipare alle banche nel 2013 il versamento per la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. Saccomanni dovrebbe fissare l’asticella della valutazione a 7 miliardi. Con un’aliquota del 16%lo Stato incasserebbe 1,2 miliardi, ma il Tesoro potrebbe anche decidere di far pagare un dazio più elevato, del 20%, facendo salire la dote delle banche a 1,4 miliardi. Servirà comunque una norma da inserire in un decreto legge o come emendamento alla «manovrina» in discussione in Parlamento, per consentire agli istituti di credito di anticipare al 2013 il gettito di un prelievo previsto per il 2014. Così come le banche dovrebbero anticipare parte dei 2,2 miliardi che dovranno versare allo Stato per le nuove norme sulla svalutazione dei crediti. Più difficile che risorse arrivino dalle dismissioni degli immobili attraverso un passaggio alla Cassa depositi e prestiti. Nelle ultime ore sarebbe spuntata anche l’ipotesi di un maxi acconto fiscale del 125% sulle banche o in alternativa del 110% ma su tutte le imprese.

ASSALTO ALLA DILIGENZA
Il problema è anche un altro. La vicenda dell’Imu si intreccia con quella della legge di Stabilità. I relatori sono a caccia di 2 miliardi per aumentare la dote degli sgravi ai lavoratori e alle imprese e per almeno raddoppiare a 200 euro il beneficio in busta paga. Ma i soldi non si trovano. Anzi. Il Senato ha dovuto addirittura far slittare a sabato il termine degli emendamenti. Ne sono arrivati oltre 3 mila. Un assalto alla diligenza che non si vedeva da tempo. Il relatore al provvedimento, Giorgio Santini, ha rimesso sul tavolo alcune coperture come l’aumento delle dismissioni immobiliari (attualmente previste in 500 milioni l’anno), il ritocco al 22% dell’aliquota sulle rendite e la solita rivalutazione di Bankitalia. Qualcosa potrebbe arrivare dal fronte della spending review, dove la Consip, società per la razionalizzazione della spesa, ha promesso 7 miliardi di risparmi.

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