ROMA (WSI) – Il decreto sull’Imu e il rifinanziamento della cassa integrazione è stato firmato ieri dal Presidente della Repubblica e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma sebbene la riforma delle tasse sulla casa sia solo rinviata, e la soluzione ancora lontana da venire perché oggi i soldi non ci sono, per il governo si apre un nuovo problema, forse ancora più costoso da affrontare.
Dal primo luglio l’aliquota Iva ordinaria aumenterà, come previsto dalla Legge di Stabilità del 2013, di un punto, dal 21 al 22%. E dalla maggioranza è scattato un pressing forsennato sul governo perché scongiuri l’aumento dell’imposta sui consumi, che rischia di deprimere ancora di più l’economia, che quest’anno ha già messo in cantiere una flessione dell’1,5%, superiore a quella temuta dall’esecutivo.
Sui rischi dell’aumento dell’Iva concordano tutti, anche lo stesso governo guidato da Enrico Letta. Ma il problema è sempre quello, nel bilancio pubblico non ci sono più soldi.
Per cancellare l’aumento dell’Iva servono 4 miliardi l’anno dal 2013, più altri 2 per coprire il mancato gettito della seconda metà del 2013. E se non è stato possibile trovare un po’ di soldi la settimana scorsa per togliere l’Imu sulle prime case, o su una parte di queste, sembra difficile che il governo possa trovare agevolmente le risorse per scongiurare l’aumento dell’Iva in appena un mese e mezzo. Tanto più che sui conti pubblici 2013, che viaggiano sul filo del tetto del 3% di deficit, pendono dei rischi, a cominciare dall’effetto prodotto dal calo del pil superiore al previsto. Senza contare che ci sono altre incombenze da affrontare.
«Avremo un mese complicato per trovare le risorse che consentano di evitare l’aumento dell’Iva. Credo sia opportuno che nel momento in cui si affronta questo problema si abbia chiaro il quadro e l’insieme delle scadenze, perché la coperta è corta» ha detto il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, del Pd.
In quegli stessi giorni scadono le detrazioni fiscali del 55% sulle ristrutturazioni edilizie, poco dopo bisognerà provvedere al rifinanziamento delle missioni di pace, poi tornerà al nodo il pettine dell’Imu. L’imposta sulla prima casa «non sarà tolta a tutti», ha detto il ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, ieri sera in tv a Ballarò. «Io, ad esempio – ha aggiunto – ho un reddito che mi può consentire di pagare».
«Non sarà facile fare tutto e bisognerà scegliere», osserva Baretta. «Il governo deve fare un’agenda da qui a dicembre». Senza contare troppo sui maggiori margini di manovra che Bruxelles potrebbe concederci una volta chiusa la procedura d’infrazione per il deficit eccessivo. «Non libera risorse in automatico e il nodo finanziario resta» ammette Baretta.
Nonostante la difficoltà dell’operazione, il PdL è scattato lancia in resta contro l’aumento dell’Iva «che può e deve essere scongiurato», con un «decreto immediato» ha detto il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. Mentre Maurizio Gasparri propone addirittura di ridurre l’Iva, dal 21 al 20%.
Fortissimo è anche il pressing sul governo delle categorie produttive. Secondo la Confederazione degli agricoltori il rialzo potrebbe comportare un calo ulteriore dei consumi alimentari di 1,5 punti, mentre la Coldiretti sottolinea che nei primi mesi di quest’anno le vendite sono già scese del 3,8%.
Nel frattempo in Senato è iniziato l’iter del decreto sui debiti della pubblica amministrazione, dove potrebbe confluire anche il decreto su Imu e Cig. Venerdì il Consiglio dei ministri potrebbe avviare la discussione sui primi provvedimenti a favore del lavoro. Il ministro Enrico Giovannini sta incontrando le parti sociali, ieri banchieri e commercialisti, oggi i sindacati, e prepara un intervento per rendere più flessibile i contratti a termine.
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