Roma – Ecco il decreto sviluppo, pronto per essere approvato oggi dal consiglio dei ministri. E’ solo «il primo», ci tengono a precisare al dicastero di via Veneto: non appena saranno reperite altre risorse, a cominciare dalla spending review in corso, verranno infatti varate altre misure. Ad esempio un più corposo intervento sul credito d’imposta come, tra l’altro, chiesto ancora ieri da Confindustria a cui gli incentivi per le nuove assunzioni non bastano. «Altri provvedimenti verranno presi a breve – ha assicurato ieri il ministro Corrado Passera – per fare modo che le aziende possano trovare un più chiaro e stabile sostegno alle loro attività», questo «nella ferma convinzione che il primo motore della crescita risiede proprio nella forza competitiva del nostro sistema produttivo».
Il tema-sviluppo non è ufficialmente all’ordine del giorno della riunione convocata per le 14, in anticipo di un giorno sui piani iniziali, ma poco importa perché dopo tante limature il testo alla fine è pronto. Mancano solo pochi dettagli. Ancora ieri sera i tecnici lavoravano su un unico decreto molto corposo, composto da 78 articoli, e per questo non si esclude che oggi il pacchetto venga diviso in due parti, una con le misure sulle infrastrutture ed una seconda per tutto il resto. L’idea del ministro dello Sviluppo è che per aiutare la cresciuta si debbano utilizzare molteplici leve, non solo erogare incentivi e finanziamenti alle imprese, ma intervenire a tutto campo su politiche industriali, burocrazia, giustizia, infrastrutture ed energia, eccetera.
Nelle ultime bozze circolate ieri restavano da definire solo alcuni punti come gli sgravi Imu sulle case di nuova costruzione che potrebbero valere tre anni o forse meno, o le detrazioni per le ristrutturazioni che salgono dal 36 al 50%, ma solo per un anno per vedere quello che i tecnici chiamano il «tiraggio» del provvedimento.
Per facilitare l’assunzione di personale qualificato arriva un credito di imposta del 35% (con un tetto di 100 mila euro per impresa) a favore di giovani laureati specializzati in ambito tecnico o scientifico. Lo stanziamento iniziale è di 50 milioni di euro e corrisponde a circa 4 mila nuovi posti, che potrebbero diventare 15 mila se solo si tenesse conto delle maggiori entrate fiscali produrrebbe questa misura anziché conteggiare il solo costo lordo. Sempre a favore delle imprese arrivano nuove norme in tema di fallimenti con l’introduzione anche nel nostro paese di un sistema simile al «Chapter 11» americano che mette al riparo le imprese da tutti i creditori e consente loro di risanarsi o trovare nuovi soci o compratori. A favore delle più piccole, in particolare, viene introdotta la possibilità di emettere minibond. C’è poi una moratoria di 12 mesi sui finanziamenti concessi dal ministero dello Sviluppo, la possibilità di costituire srl con modalità semplificata non solo per gli under 35 ma per tutti ed un nuovo slittamento (al 31 dicembre 2013) dell’entrata in vigore del Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti.
In tema di infrastrutture vengono introdotti incentivi fiscali a favore dei project bond, utili per attirare capitali provati nella realizzazione delle opere infrastrutturali, e poi vengono stanziati i primi 225 milioni per finanziare il piano nazionale per le città.
Alcune misure toccano la pubblica amministrazione: tutte le spese, le sovvenzioni, i contributi ed i compensi a persone, professionisti ed imprese per forniture, consulenze e incarichi che superano i mille euro dovranno essere rese pubbliche attraverso internet. Quindi viene prevista una nuova organizzazione per l’Ice e dell’Ente nazionale turismo (Enit), le cui strutture estere verranno progressivamente assorbite dalle nostre ambasciate. Mentre sul fronte degli enti locali è previsto un nuovo intervento per accelerare l’apertura dei mercati dei servizi pubblici. Infine le misure in campo energetico: l’intervento più consistente sblocca 4,5 miliardi di investimenti in 8 progetti di sviluppo di giacimenti già individuati e perforati ma non ancora messi in produzione. Evitando tra l’altro pesanti risarcimenti danni a carico delle casse pubbliche.
Copyright © La Stampa. All rights reserved