LONDRA (WSI) – Il deterioramento della qualita’ del credito sovrano dei paesi industrializzati sta spingendo i gestori di asset delle banche centrali mondiali a diversificare il piu’ possibile, aumentando le loro posizioni nelle valute meno tradizionali di Canada, Australia, Cina, Brasile, Russia, India, Danimarca e Norvegia, allontanandosi dai mercati solitamente dominanti del dollaro Usa, dell’euro, dello yen, del franco svizzero e della sterlina britannica.
I due fattori all’origine di questa rotazione di portafogli sono principalmente il ribasso dei tassi di interesse nelle economie avanzate e la sfilza di downgrade dell’area piu’ “sviluppata” nell’ultimo anno. Di fatto i tradizionali porti sicuri non sono piu’ sicuri come una volta.
Basti pensare che Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno gia’ perso la tripla A, subendo il declassamento da parte di almeno un’agenzia di rating delle tre grandi sorelle americane.
“Come tutti gli altri gestori al mondo, anche le banche centrali sono preoccupati dalla montante inflazione, ma anche dall’erosione della qualita’ del credito tra i paesi sovrani” industrializzati, dice a Reuters George Hoguet, global investment strategist di State Street Global Advisors.
“Le valute strettamente legate al mercato delle materie prime – sottolinea l’analista – hanno in genere bilanci piu’ solidi, sicuramente piu’ dell’area euro”. E’ dunque comprensibile che “anche le banche centrali procedano a una diversificazione dei loro asset”.
Royal Bank of Scotland ha pubblicato di recente un report secondo cui delle 60 banche centrali interpellate, due terzi stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di investire nello yuan, mentre il 40% di loro e’ attratto dal real brasiliano, dalla rupia indiana e dalla corona danese.
Uno su tre ha messo nel mirino le divise di Svezia e Norvegia, cosi’ come il dollaro neozelandese e il rublo russo.
“Questa operazione di diversificazione dovrebbe contribuire a stabilizzare il sistema monetario internazionale, incoraggiando investimenti a lungo termine in nuove valute”, ha spiegato alla banca scozzese un manager di riserve valutarie presso una banca centrale asiatica.
Il desiderio di aumentare le riserve in valute dei paesi in via di sviluppo e’ motivato dagli squilibri nella bilancia di domanda e offerta negli asset valutari considerati rifugi sicuri.
Le economie emergenti invece, aiutate anche da una costante crescita dell’export, hanno accumulato riserve precauzionali a prova di shock tramite gli interventi delle banca centrale. L’obiettivo e’ gestire l’ammontare di valute nazionali in possesso. Ma dovranno fare attenzione, perche’ l’attivita’ finanziaria in quanto tale porta anche con se’ un costo operativo notevole.