Rimpiazzare i lavoratori umani con lavoratori robot. Se ne parla molto e c’è chi già va in questa direzione. La Cina starebbe mettendo su un vero esercito di lavoratori robot, con l’obiettivo di conservare margini di profitto a seguito della crescita dei salari degli impiegati. Ma i robot cinesi potrebbero creare più problemi che benefici all’economia del Paese e del mondo, perché i robot portano gli stipendi a scendere, le disuguaglianze ad aumentare e i consumi al crollo. Lo afferma un rapporto di Bloomberg Intelligence.
Il governo cinese sostiene che se riuscirà ad automatizzare settori come la produzione di automobili, l’elettronica, gli elettrodomestici, la logistica e il cibo, i suoi cittadini potranno concentrarsi su posti di lavoro migliori, nel settore dei servizi. I piani del Partito Comunista per raggiungere questo scopo sono partiti lo scorso anno. La robotizzazione è vista anche come un mezzo per compensare il calo della popolazione in età lavorativa.
Un altro obiettivo del governo è aumentare la quantità di robot di produzione cinese nel mercato a oltre il 50% del volume totale delle vendite entro il 2020 dal 31% dello scorso anno. Il Paese sta raggiungendo la Corea del Sud e gli altri leader mondiali di robotica anche se la densità complessiva della popolazione robot rimane inferiore alla media.
L’impatto sui salari per ora non è stato significante ma potrebbe diventare più forte in futuro, avvisano gli analisti. Al momento i salari sono in crescita e un lavoratore nel manifatturiero con un’istruzione di scuola superiore ha visto lo stipendio crescere del 53% dal 2010 al 2014. Il rischio è che l’automatizzazione possa ostacolare i piani del Partito Comunista verso il passaggio a un’economia basata sui servizi: con i robot l’offerta aumenta e la domanda si comprime e questo potrebbe orientare la produzione verso le esportazioni, minacciando le speranze per un’economia domestica e globale più equilibrata.