Ieri, 19 gennaio 2000, il primo ministro socialista francese, Lionel
Jospin, ha illustrato il piano governativo contro l’inquinamento e
l’effetto-serra annunciato già l’estate scorsa.
In questo progetto
(ovviamente articolato in più punti) c’è un capitolo che farà
sussultare
gli automobilisti in vena di smargiassate velocistiche. E insieme a
loro
darà qualche grattacapo e dispiacere anche alle case automobilistiche.
O
almeno a quelle che fabbricano e pubblicizzano modelli di cui esaltano
potenza e velocità.
In poche parole si tratta di questo. Entro febbraio la Francia
presenterà
alla Commissione europea una proposta volta a impedire che in Europa
vengano costruite o importate automobili capaci di correre a più di 140
chilometri l’ora. E si batterà perché la norma diventi legge
dell’Unione
nel più breve tempo possibile.
Il pretesto è che con l’aumentare della
velocità aumenta anche l’emissione di sostanze inquinanti ma lo scopo
è
anche quello di ridurre il numero di morti sulle strade (in Francia
ottomila l’anno, un po’ meno che in Italia).
E’ sicuro che la velocità
non è
la causa prima degli incidenti mortali ma è dimostrato che ha parte
determinante in almeno un terzo dei casi e ne è l’unica colpevole nel
12%. Infatti la disposizione era stata già sollecitata l’anno
scorso
dal ministro dei Trasporti, Jean-Claude Gayssot, nell’ambito di una
campagna con la quale si propone di ridurre del 50% i
morti
sulle strade nel giro di cinque anni.
E’ evidente che in Europa ogni
Paese membro può farsi proprie leggi in materia di velocità massime (in
Francia il limite è di 130 chilometri l’ora) ma certo una faccenda che
riguarda l’industria automobilistica e il flusso delle importazioni non
può
che essere decisa dall’Unione nel suo complesso.
I francesi hanno preparato sull’argomento uno studio imponente. Parte
dal
fatto che tutto quello che in termini di costi di fabbricazione si
risparmia sulla potenza dei motori può essere girato al settore
sicurezza,
con l’adozione ad esempio di air-bag generalizzati, freni e gomme
antiscivolo, sistemi di illuminazione e avviso di frenata più visibili.
E
arriva alla conclusione che essendoci ormai ovunque limiti di velocità
abbastanza bassi è del tutto ridicolo continuare a costruire motori
capaci
di sviluppare duecento (addirittura trecento) chilometri l’ora. Hanno
dimenticato un particolare: in Germania non esistono limiti. Ed
esistono
invece case automobilistiche, Bmw, Porsche, Audi , Mercedes
specializzate
in auto superveloci.
Infatti proprio dai tedeschi, in un discreto
sondaggio
che il ministero dei Trasporti francese ha fatto l’estate scorsa, sono
venute obiezioni destinate, si può essere certi, a tradursi in una
seria
opposizione in sede di Commissione europea.
Allora ai francesi è venuta un’altra idea: cominciamo per gradi.
Dall’inizio del prossimo anno tutte le auto di nuova costruzione
dovranno
avere un segnale acustico che entra in funzione quando l’auto supera i
130
chilometri.
Ma nell’equipaggiamento di serie dovrà essere compresa una
‘scatola nera’ capace di registrare, ogni dieci secondi, la velocità
massima raggiunta dal veicolo nelle ultime due ore di marcia. Ai
tedeschi
non sta bene neppure questo anche se l’utilità della scatola è stata
dimostrata senza ombra di dubbio: in Francia la introdussero sui
camion
nel 1976 e in pochi mesi si ebbero il 21% di incidenti in
meno. Più
recentemente, a Berlino ne sono state equipaggiate tutte le auto in
servizio di polizia e in sei mesi gli incidenti sono diminuiti del 36%.
Nonostante l’opposizione per nulla sorda dei tedeschi, la Francia ha
già
iniziato le procedure per portare le nuove norme alla Commissione di
Bruxelles. E queste (sarà una bizzarrìa, ma tant’è) prevedono che il
progetto vada presentato per primo a uno strano ufficio con un nome in
sigla che sembra una centrale di spionaggio: WP29. Molto più
tranquillamente è una delle mille emanazioni delle Nazioni Unite e ha
sede
a Ginevra; per accordi sottoscritti da tutti ha il compito di
armonizzare
le norme tecniche riguardanti i veicoli circolanti sulle strade del
mondo.
Ogni innovazione, modifica e invenzione gli devono essere sottoposte,
ma
non ha il potere di costringere nessuno ad adeguarsi. Si sa che le
Nazioni
Unite sono una singolare conglomerata dove non mancano gli aspetti
ridicoli.
Tedeschi o meno, la Francia è decisa a combattere la sua battaglia a
Bruxelles entro l’estate di quest’anno. Dagli altri partners europei,
per
il momento non sono venute né opposizioni né sostegni. Sembra quasi che
della novità non si siano neppure accorti.