In Germania si parla del sistema di pagamenti Target 2 della Banca centrale europea sempre più spesso e con toni sempre più allarmati: anche e soprattutto in seguito al Qe, le passività della Banca d’Italia nei confronti della Bce sono aumentate drasticamente, mentre dall’altro lato sono cresciuti i crediti della Bundesbank verso l’Eurotower.
Su cosa fosse il sistema Target 2 nessuno si era veramente interrogato prima della crisi dell’euro del 2011, quando l’eventuale rottura dell’area valutaria avrebbe portato all’inevitabile domanda: le posizioni creditorie e debitorie delle banche centrali nazionali nei confronti della Bce vanno saldate? Cosa succede se non vengono ripianate le passività? Si tratta di veri debiti o sono solo giri contabili senza senso economico reale?
Il dato di fatto, per quanto riguarda la propaganda politica è questo: sulla stampa tedesca conservatrice e dalle parti di Alternativa per la Germania (Afd) e dei liberali di Fdp aleggia il timore che, in caso di uscita dall’euro dall’Italia, quest’ultima non pagherà i suoi debiti verso i tedeschi. A sostenerlo lo scorso 7 luglio è stata una “firma” della Frankfurter Allgemeine Zeitung, Manfred Schäfers:
“’Con la nuova coalizione di governo italiana, sul tema dei saldi Target 2 il governo federale dovrà prepararsi anche allo scenario peggiore’, ha detto il vicepresidente del gruppo parlamentare della Fdp, Christian Dürr, alla Faz. Olaf Scholz [il vicecancelliere tedesco] davanti a ciò purtroppo preferisce chiudere gli occhi. Dietro l’avvertimento di Dürr ci sono gli iniziali vagheggiamenti dei partiti della coalizione populista di Roma in merito all’uscita dell’Italia dall’area dell’euro. E se dovesse esserci l’uscita dall’euro? Con l’uscita dall’unione monetaria i crediti [Target2] diverrebbero esigibili. Ma ciò supererebbe di gran lunga le riserve della banca centrale di Roma”, si legge nell’articolo della Faz, tradotto da Vocidallagermania.it.
Anche Afd aveva richiesto, tramite l’intervento parlamentare di Peter Boehringer durante le discussioni sul budget 2018, che il ministro delle Finanze si preparasse preventivamente in caso di inadempimento sui crediti Target 2.
Si tratta di una propaganda fondata? In parte sì. Quando la Germania matura un credito Target nei confronti della Bce (non sono rapporti bilaterali fra banche centrali nazionali) vuol dire che una transazione intra-europea viene “finanziata” a credito dalla Bundesbank, che eroga denaro alla banca commerciale tedesca che a sua volta lo accredita a un venditore nazionale.
Come ricordato nello studio divulgativo sul tema, curato dall’economista Sergio Cesaratto (Università di Siena), “a tutti gli effetti, attività e passività Target2 entrano nella Posizione patrimoniale verso l’estero di un Paese, che secondo il glossario della Banca d’Italia, ‘mostra, a una certa data, la consistenza delle attività e delle passività finanziarie di un paese verso il resto del mondo’”.
Il debito dei saldi Target2 perciò, corrisponde a uno squilibrio reale, anche se non è direttamente “contratto” fra le parti (ad esempio Italia e Germania), bensì con la Bce. Sarebbe quest’ultima a subire, eventualmente, una passività non saldata da parte di Bankitalia. Nessun cittadino tedesco o nessuna banca commerciale tedesca vedrebbe cancellato direttamente il proprio credito. Cosa accadrebbe, dunque? Ha provato a rispondere Eurointelligence, il think-tank diretto da Wolfgang Munchau, nota firma del Financial Times:
“Le transazioni effettive nell’economia reale di cui i saldi Target 2 sono una traccia sono già state completate. Questo è il punto di un sistema di pagamento. Ovviamente, ci sarebbe un buco nei saldi Target2 se un paese debitore uscisse dalla zona euro, ma le banche centrali non sono banche commerciali. Potrebbero creare denaro legale e potrebbero tappare qualsiasi buco nel loro bilancio se reso legalmente possibile. Tuttavia, temiamo che quest’ultima argomentazione, seppure del tutto corretta dal punto di vista economico, non attenuerà le preoccupazioni dei fautori dell’hard money, specialmente in Germania”.