TOKYO (WSI) – Mentre in Italia l’allungamento dell’età pensionabile decisa con la riforma lacrime e sangue dell’ex ministro del lavoro Elsa Fornero ha creato non pochi problemi ancora irrisolti, c’è un paese dove lavorare fino alla fine dei propri giorni non sembra essere un problema, anzi.
Parliamo del Giappone dove è destinata a far discutere, in patria e fuori, l’idea che il governo di Tokyo ha presentato alle aziende: permettere ai propri dipendenti di lavorare fino a 85 anni, a patto di essere in salute. Nel paese dove lo stress da lavoro è alle stelle – tanto che non sono purtroppo infrequenti episodi di decessi per le troppe ore passate in ufficio – l’attuale sistema pensionistico nelle aziende si articola in due stadi.
Raggiunti i 60 anni, i lavoratori giapponesi devono lasciare il loro posto di lavoro ben retribuito ma possono anche continuare a lavorare per altri 5-10 anni a salario più basso. Solo in un secondo momento potranno poi andare in pensione. In realtà molte aziende preferiscono mandare a casa i dipendenti una volta raggiunto il limite anagrafico piuttosto che continuare a farli lavorare a stipendio ridotto.
Una scelta che per il governo di Tokyo può causare perdite economiche alle aziende. Il motivo è semplice: mandare a casa i lavoratori più anziani significa perdere l’esperienza da questi maturata nel corso degli anni specie in quelle imprese operanti nel settore vendite. Mandare in pensione chi nel corso di decenni è riuscito con costanza e dedizione a crearsi un proprio portafoglio di clienti e far spazio ai giovani che devono cominciare tutto da zero significa una grossa perdita per l’azienda.
Da qui la proposta lanciata dal governo di Tokyo: fissare l’età pensionabile a 85 anni a condizione di essere in salute, sulla base del principio “lavorare meno ma lavorare tutti”.