Il protagonista della più grande inchiesta “politica – business & giustizia” dell’ultimo decennio, non solo non si dimette, in analogia a quanto già fatto da alcuni componenti del board di Consip, ma continua a dire e ridire con allusioni anche pericolose: “Hanno trovato il capro espiatorio. Chi tocca Lotti (Luca, il ministro dello Sport vicino all’ex premier Matteo Renzi) muore”, ha tuonato.
Se i fatti di cui parla sono veri ben vengano allo scoperto e tutti, nessuno escluso, si assuma le responsabilità delle proprie azioni – Ministri, politici, vertici FF.OO etc..
A voler leggere e tentare di interpretare la condotta dell’amministratore delegato della più grande azienda pubblica di Stato – se non sotto il profilo strategico sicuramente per il fatturato prodotto – qualche obiezione viene naturale.
Il MARRONI, prima di cominciare a fare l’oracolo, lanciando colpi ad effetto ad alzo “zero” ed in ogni direzione, appena saputo in modo improprio ed illegale dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli, microspie comprese, con destinazione CONSIP ma soprattutto le presunte ed indebite pressioni ricevute – direttamente da Tiziano RENZI o indirettamente dal farmacista e chiacchierato faccendiere Carlo RUSSO – per facilitare la carriera imprenditoriale dell’imprenditore napoletano Alfredo ROMEO[1],che fa?
Niente, assolutamente niente, anzi no qualcosa lo fa anche subito: “ripulisce” con urgenza il proprio ufficio dalle microspie all’uopo allocate, non si sa mai, qualcosa può sempre scappare avrà pensato!
Insomma, invece di correre presso un qualunque ufficio dell’Autorità giudiziaria, lui, il nostro oracolo, rimuove le microspie, vanificando e compromettendo l’esito dell’indagine e per questo non è manco indagato, se non altro per concorso nell’ostacolo all’attività investigativa.
Niente, non pervenuto: mistero!
Un’altra domanda è: cos’aveva da nascondere il dirigente CONSIP vista la velocità di rimozione di queste benedette “microspie” a suo tempo piazzate dagli investigatori? Qui il MARRONI è muto, non chiarisce o forse nessuno glielo ha chiesto: un altro mistero!
Indagine peraltro, giova ricordarlo, vanificata anche dagli stessi investigatori che, cercano di “costruire” a tavolino il contenuto delle intercettazioni telefoniche attribuendo paternità inesistenti, ridicolizzando in qualche misura l’onorata immagine di una grande Istituzione come l’Arma dei Carabinieri.
Un pratica, un pastrocchio tira l’altro dove l’indigeno, come il Ciccillo CACACE che sta scrivendo, per quanto cerchi di documentarsi nel marasma di voci – urlate e scritte – ci ha capito poco o nulla.
Nel frattempo, il Consiglio Superiore della Magistratura sta valutando una potenziale “incompatibilità ambientale” da parte del magistrato napoletano che ha avviato l’indagine.
Sembra una giostra impazzita.
Si salvi chi può!
[1] In carcere da alcuni mesi perché accusato di corruzione di un dirigente “auto confesso” della CONSIP