Bangkok – Non è una situazione facile quella in cui si trova l’India. Costretta a ponderare un calo della crescita economica con l’inflazione più elevata tra i grandi mercati emergenti, i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). La Reserve Bank of India ha praticamente le mani legate. Da qui la decisione in giornata di mantenere il costo del denaro invariato all’8,5%.
L’andamento della rupia negli ultimi mesi non ha dato alcun aiuto, anzi è andato a complicare il quadro: la peggiore tra le valute asiatiche nel 2011, con un deprezzamento del 16% circa contro il dollaro americano. La debolezza della divisa spinge in rialzo il prezzo dei prodotti da importazione, dunque andando a pesare sull’inflazione.
Ecco allora che la situazione indiana è al momento ben diversa rispetto agli altri paesi dell’area, con i vari istituti centrali che possono permettersi maggiori discrezioni monetarie per isolare le proprie economie dalla crisi in corso in Europa e dal rallentamento economico globale.
Sono diversi infatti i paesi asiatici che hanno optato per un taglio del costo del denaro di recente, tra cui Filippine, Indonesia e Tailandia (proprio quest’ultima domani dovrebbe abbassare ulteriormente il tasso di riferimento di 25 punti base, al 3%, per stimolare la ripresa dopo l’impatto delle recenti inondazioni, che hanno portato a un taglio delle stime di crescita dal 4,5% all’1,5%).
[ARTICLEIMAGE] Ma l’outlook per l’India non è del tutto pessimista. Qualcosa sta cambiando. Si intravedono spiragli di miglioramento. Le ultime settimane hanno portato a un rilassamento della situazione, con la rupia che è tornata ad apprezzarsi contro il biglietto verde Usa, e per la prima volta dal 14 novembre in giornata il cambio è arrivato a sfondare nuovamente al ribasso quota 50. Nella mattinata a Mumbai toccata quota 49,975, per poi ritornare lievemente sopra i 50.
Con un miglioramento del rapporto di cambio, che potrebbe aiutare a contenere la pressione inflazionistica nei prossimi mesi, seppur mantenendo il costo del denaro invariato all’8,5%, in giornata per stimolare la crescita la RBI ha optato per un rilassamento dei requisiti di riserva, dal 6% al 5,5%, mossa che dovrebbe garantire alle banche commerciali maggiori fondi per circa $6 miliardi.
Ancora da vedere se l’India riuscirà a vincere la battaglia crescita/inflazione. Intanto gli ultimi dati disponibili parlano di una variazione dei prezzi del 7,47% (wholesale-price inflation a dicembre) e di una variazione del Pil (Prodotto Interno Lordo) del 7% nell’anno con chiusura il 31 marzo.