La decisione sarebbe stata presa in fretta e furia, nel giro di una giornata: il governo indiano ha deciso di nazionalizzare una shadow bank gravata da 12,6 miliardi di dollari di debiti, per evitare che il suo tracollo possa contagiare altri istituti. Nelle scorse settimane le turbolenze del settore bancario indiano avevano causato scossoni non da poco sui mercati.
La Infrastructure Leasing & Financial Services Ltd (IL&FS) aveva subito un numero preoccupante di default fra le sue sussidiarie. L’importanza sistemica ha dunque portato il governo indiano a compiere un bail-out che nella storia del Paese ha solo due precedenti tentativi (uno solo poi effettivamente arrivato alla nazionalizzazione: Satyam Computer Services, nel 2009). Il 61% della massa di debito della società è costituito da prestiti ottenuti da altre istituzioni finanziarie. Confrontati con i dati diffusi da Moody’s sul sistema finanziario indiano, aggiornati al 31 marzo, i prestiti della IL&FS costituiscono lo 0,5-0,7% del totale del sistema bancario. Una quota rilevante.
“Il governo è pienamente impegnato a garantire che sia predisposta la liquidità necessaria per la IL&FS, così che non si verifichino più inadempienze e che i progetti infrastrutturali siano attuati senza intoppi”, ha informato in una nota il ministero delle finanze, “il ripristino della fiducia è della massima importanza per la stabilità finanziaria del capitale e dei mercati finanziari”.
Un nuovo board di sei componenti si riunirà il prossimo 8 ottobre e includerà Uday Kotak, fra i maggiori banchieri del Paese, e il presidente di ICICI Bank, Girish Chaturvedi. Il nuovo consiglio d’amministrazione di IL & FS sarà chiamato a elaborare un piano per il gruppo e presentare una risposta al National Company Law Tribunal, l’organo preposto alle controversie societarie in India, entro il 15 ottobre.