NEW YORK (WSI) – All’indomani del no del popolo greco all’austerity e in concomitanza con lo scoppio della bolla finanziaria cinese, i mercati erano piombati nel panico e l’indice VIX, il cosiddetto indice della paura, aveva iniziato a salire di colpo.
Una volta rientrate le due crisi, grazie alle misure draconiane delle autorità di Pechino e l’accordo tra creditori e governo greco sul terzo piano di aiuti, ecco che il Vix ha iniziato la discesa.
Il misuratore di volatilità ha perso il 40% in sole sei sedute, per il maggiore calo della sua storia in così poco tempo. Ma cosa è successo?
Attenzione, perché il fatto che il listino sia precipitato non è affatto un segno rassicurante.
Cristopher Cole di Artemis Capital Management spiega che quando tra gli investitori dilaga il terrore di un crollo il risultato è che tutti vendono in modo irrazionale. Per poi tornare a capofitto a comprare una volta che una crisi sembra risolta.
Ciò ha provocato sbalzi incredibili del Vix negli ultimi tempi. Negli anni più recenti i picchi al ribasso o al rialzo della volatilità sono stati molto più frequenti della media.
Addirittura quattro volte negli ultimi due anni e mezzo (qualche giorno fa, a dicembre 2014, ottobre 2014 e gennaio 2013), l’indice della paura ha subito perdite comprese tra il 36% e il 40%).
In teoria comprare o vendere il Vix serve per equilibrare i propri investimenti e coprirsi in caso di improvvisi sbalzi. Ma le variazioni di prezzo estremamente imprevedibili e accentuate dell’indice lo hanno reso un investimento poco sicuro.
Tanto che l’analista Cole non è più tanto sicuro che puntare nell’indice della paura possa servire come amuleto in grado di proteggere da un crac finanziario, che potrebbe in fondo essere completamente diverso dai precedenti.
(DaC)