NEW YORK (WSI) – Parte male il quarto trimestre dell’anno per l’economia italiana. La pubblicazione del dato sulla produzione italiana che, a dispetto delle attese, ha continuato a segnare il passo, spegnendo definitivamente le speranze di una ripresa del Pil nell’ultima parte dell’anno. Secondo i dati preliminari diffusi stamane da Istat, la produzione ha registrato una contrazione di 0,1% congiunturale dopo -0,9%. A perimetro annuo, la caduta della produzione si è approfondita a 3% da 2,7% di settembre.
La media delle stime degli economisti interpellati da Reuters in un sondaggio proiettava un rimbalzo dello 0,3% su mese, e una riduzione della flessione annua a -2,3%.
“E’ chiaramente una sorpresa negativa, ma comunque conferma il quadro di debolezza della componente industriale, che proseguirà nell’ultima parte dell’anno”, commenta Loredana Federico, economista di UniCredit.
A livello di singoli settori, segnali positivi arrivano dai beni di consumo (+0,3% su mese) e dei beni strumentali (+1,2%), mentre registrano una variazione negativa i beni intermedi (-0,8%) e l’energia (-0,7%), alle prese con il marcato calo del petrolio.
L’ultima nota mensile di Istat prospetta per il quarto trimestre un Pil invariato in termini congiunturali, all’interno di un intervallo compreso tra +0,2% e -0,2%, dopo la caduta dello 0,1% nel periodo luglio-settembre.
“A nostro avviso, le indicazioni che arrivano dalle indagini di fiducia suggeriscono che il contributo della componente dei servizi compenserà la debolezza della parte industriale, nell’ultima parte dell’anno, per la quale confermiamo la nostra previsione di una sostanziale stagnazione”, ha concluso l’economista di Unicredit.
Secondo il centro studi Promotor, il nuovo calo registrato a ottobre ha riportato la produzione industriale italiana sugli stessi livelli registrati nella seconda metà degli anni ’80.
“Il dato di ottobre conferma quanto era già emerso a settembre e cioè che l’indice della produzione industriale è uscito verso il basso dalla situazione di stagnazione in cui era entrato alla fine del 2012 ed era rimasto per 22 mesi con indici oscillanti in un canale compreso tra quota 90,4 e quota 92,3. Questa situazione”, ha avvertito il centro studi Promotor, “può aprire una prospettiva di ulteriori cali”. (mt)