La Federazione degli industriali tedeschi ha paura che la batosta subita dal governo Renzi al referendum di domenica scorsa metta a repentaglio la sopravvivenza dell’euro.
Il leader di BDI, l’equivalente di Confindustria in Germania, Ulrich Grillo ha detto che la bruciante sconfitta patita dal primo ministro Matteo Renzi ha peggiorato le previsioni per l’Eurozona e costituisce un pericolo per il futuro del progetto della moneta unica.
“I rischi di una nuova instabilità politica per quanto riguarda la crescita economica, i mercati finanziari e l’unione monetaria sono aumentati ulteriormente“.
A giudicare dall’andamento dei mercati finanziari (vedi live blog), gli operatori di Borsa e bond non condividono l’opinione espressa dagli industriali di Germania. Azionario e obbligazionario hanno infatti ignorato i rischi creati dal voto italiano per economia e mercati, anche perché scontavano già una vittoria del fronte del No al referendum sulle riforme costituzionali.
Permanenza Italia nell’euro ha “ore contate”
Una società inglese indipendente di consulenza ha tuttavia lanciato un appello sulla permanenza dell’Italia nell’area euro, dicendo che ha “le ore contate” dopo la sconfitta di Renzi per mano delle forze politiche anti-establishment.
Il presidente del Centre for Economics and Business Research (CEBR) Douglas McWilliams sostiene in un report che dopo il voto le possibilità che l’Italia rimanga nell’Euro nei prossimi cinque anni sono scese al 30%, secondo le sue stime.
Per uscire veramente dall’unione monetaria, l’Italia dovrebbe prima di tutto cambiare la sua legge costituzionale, perché questa non prevede che i trattati possano essere modificati ricorrendo al referendum sull’euro, come ha promesso di fare per esempio il MoVimento 5 Stelle.
La campagna referendaria, che è stata caratterizzata da toni molto aspri, ha dimostrato che gli elettori italiani, in particolare quelli più giovani, non tollereranno a tempo indefinito la disoccupazione cronica, i salari stagnati e l’austerità imposta da Bruxelles per effetto dell’appartenenza all’area euro.
“Non c’è dubbio che l’Italia possa rimanere nell’euro se il popolo fosse pronto a pagare il prezzo di una crescita virtualmente pari a zero e di spese al consumo depresse per altri cinque anni. Ma questo è chiedere troppo a un elettorato impaziente”, commenta retoricamente il gruppo in una nota”.
Sul breve termine, il gruppo di previsione economica e di mercato è convinto che Mario Draghi e la Bce forniranno liquidità a sufficienza per scongiurare una crisi che potrebbe spingere l’Italia ad abbandonare l’euro, “ma i problemi a lungo termine rimangono”.