Semplificare le regole sugli aiuti di Stato per contrastare i rischi di concorrenza sleale causati dall’Inflation Reduction Act, il pacchetto da 369 miliardi di dollari messo a punto da Washington per ridurre il deficit e incentivare la produzione di energia pulita. Queste sembrano al momento le intenzioni della Commissione europea, anticipate dalla presidente, Ursula von der Leyen, in un intervento al Collège d’Europe di Bruges, in Belgio.
Il provvedimento americano, ha spiegato von der Leyen, potrebbe causare “una concorrenza sleale, una chiusura dei mercati, già messi alla prova dal Covid”. “L’Europa farà sempre ciò che è giusto per l’Europa”, ha chiarito von der Leyen, e di conseguenza “l’Ue risponderà in modo adeguato e ben calibrato alla legge sull’inflazione degli Usa” ha spiegato, a partire da un ritocco alle regole europee per “rendere più agevoli gli investimenti pubblici”. Usa e Ue, ha aggiunto la presidente, sono ora “uniti” nella lotta al cambiamento climatico con piani d’investimento “simili” e dunque non è il caso di farsi la lotta ma anzi “lavorare insieme” contro l’avversario comune: la Cina. Per farlo – particolare davvero cruciale – l’Unione deve svolgere però i “compiti a casa” e dotarsi di strumenti di leva finanziaria “in comune”.
Paura di una fuga degli investitori
von der Leyen nella pratica mette il cappello comunitario alla visita di Emmanuel Macron a Washington, dove è stato incoronato leader d’Europa dal presidente americano. L’inquilino dell’Eliseo ha veicolato tutte le preoccupazioni francesi per le conseguenze nefaste dell’Inflation Reduction Act (Ira). Ora, a nome dell’Unione, si muove von der Leyen. Il timore è che la legge Usa, incardinata su agevolazioni e sussidi per l’economia green, finisca per distorcere la competizione, causando la fuga di investimenti dal mercato Ue a quello americano.
La numero uno della Commissione Ue si è inoltre tolta qualche sassolino dalle scarpe ricordando che, mentre l’ex presidente Usa si ritirava dall’accordo di Parigi e la Cina versava miliardi nel carbone, l’Europa ha mantenuto la barra dritta e ha varato il Green Deal, con target legali per la riduzione delle emissioni. Poi il mondo è cambiato, col Covid e ora la crisi in Ucraina, che ha fatto aumentare i costi per le imprese per colpa della guerra ibrida di Putin. Le basi industriali di Usa e Ue vanno dunque “protette insieme”, magari trovando idee alternative sul lungo periodo. Come per esempio la gestione delle materie prime critiche per la rivoluzione verde.