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Inflazione alta e calo del Pil, la ripresa nel 2023 sarà difficile

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Inflazione al 12% a fine anno e calo del Pil: è molto difficile che, nel corso del 2023, possa esserci una vera propria crescita. A bollare l’andamento dell’economia italiana ci ha pensato Confcommercio, che ha messo in evidenza i segnali di rallentamento e di una eventuale inversione del ciclo economico, oggi come oggi, è difficile che possano esserci. È vero, ci sono stati dei trimestri di forte recupero, ma continuano ad essere attenutati, almeno in parte, dalle indicazioni negative che arrivano dal mondo del lavoro. Ma soprattutto dalle aspettative delle imprese e delle famiglie.

L’inflazione, in particolar modo, è un mattone particolarmente pesantemente sulle spalle delle famiglie, che hanno un minore potere d’acquisto. In parte gli interventi a sostegno delle famiglie sono riusciti a neutralizzare questo problema, almeno per le fasce più deboli. Ma poco è possibile riuscire a fare contro la riduzione reale dei redditi correnti o sulle perdite in conto capitale, ossia sulla ricchezza detenuta in forma liquida. Per questo motivo le famiglie hanno dei comportamenti di consumo più prudenti, soprattutto quando si tratta di beni.

A preoccupare non è solo l’inflazione

A finire sotto i riflettori non è unicamente l’inflazione, ma anche la produzione industriale, che nel corso del mese di ottobre ha registrato un calo congiunturale pari all’1,0% e dell’1,3% su base annua. Gli imprenditori ritengono che il trend difficilmente si possa modificare, almeno nel breve periodo. Il mercato del lavoro, sempre nel mese di ottobre, evidenzia moderati segnali di crescita: +0,4% per il numero di occupati. Leggermente in aumento, a novembre, è la fiducia degli operatori al dettaglio, che sperano in un recupero della domanda in occasione degli acquisti di fine anno.
Complessivamente, nel corso degli undici mesi del 20222, l’Indice Consumi di Confcommercio continua ad attestarsi di 4,6 punti percentuali più basso dello stesso periodo del 2019. A subire un forte ritardo sono i servizi nel complesso (-11,9%), il segmento dell’automotive (-24,2%) e l’abbigliamento (-6,9%). Alla luce di queste dinamiche, l’ipotesi di una moderata recessione tecnica tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 appare concreta.

Secondo le stime di Confcommercio a dicembre il PIL dovrebbe registrare una riduzione dello 0,7% congiunturale, e una crescita dello 0,2% nel confronto annuo. Nella media del quarto trimestre si avrebbe, pertanto, una contrazione dello 0,7% sul terzo trimestre e una crescita dell’1,0% su base annua.

I numeri di novembre

L’Indicatore dei Consumi Confcommercio del mese di novembre 2022 ha messo in evidenza un calo dello 0,7% rispetto allo stesso mese del 2021. Questa riduzione, in estrema sintesi, è stata determinata da un incremento della domanda per i servizi – che ha registrato un +2,3% – e dalla flessione di quella relativa ai beni, che ha registrato un -1,7%.

La frenata registrata nei periodi più recenti dalla domanda, calcolata nella metrica dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio, allontana il ritorno ai valori pre-pandemici. Nel confronto con i primi undici mesi del 2019 l’ICC risulta ancora inferiore del 4,6%. Per i servizi il calo si attesta all’11,9%.