Economia

Inflazione core Usa attesa in rallentamento, Fed ancora cauta

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Oggi alle 14:30 (ora italiana) sono in programma i dati chiave sull’inflazione statunitense, che concorreranno a formare le aspettative sulle prossime mosse della Fed, a partire dalla riunione della prossima settimana (19-20 settembre). Ecco le attese degli analisti sul report odierno e le possibili conseguenze per la politica monetaria e i mercati.

Il consensus di Bloomberg sull’inflazione Usa di agosto

Ad agosto, secondo il consensus di Bloomberg, l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe registrare un incremento su base mensile dello 0,6%, rispetto al +0,2% di luglio. Su base annua, invece, si prevede un’accelerazione al 3,6%, contro il 3,2% del mese precedente.

Per quanto riguarda il dato core, calcolato al netto delle componenti più volatili (prezzi energetici e alimentari) le stime indicano un aumento congiunturale dello 0,2% (in linea con luglio) e un rallentamento su base tendenziale al 4,3% (rispetto al 4,7% di luglio).

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Fonte: Bloomberg

Le previsioni degli analisti e dei mercati

Gli analisti sono sostanzialmente concordi nel ritenere che la Federal Reserve si concentrerà prevalentemente sul calo dell’inflazione core, piuttosto che su un’accelerazione dell’indice headline. Su quest’ultima, infatti, influisce soprattutto la recente impennata del greggio dopo l’estensione dei tagli all’offerta di Arabia Saudita e Russia.

I dati di oggi verranno analizzati nel contesto dei report recenti, che hanno manifestato parziali segnali di rallentamento del mercato del lavoro e, di conseguenza, delle pressioni sui salari.

Secondo i futures, gli investitori attualmente vedono le possibilità di un altro aumento dei tassi nel 2023 – dal range attuale fra 5,2% e 5,5%, livello più alto da 22 anni – leggermente al di sotto del 50%. In ogni caso, c’è da aspettarsi che la Fed ribadisca un approccio ancora restrittivo, tenendo aperta la possibilità di nuove strette sui tassi nel caso sia necessario per riportare l’inflazione verso il target del 2% nel medio termine.

Focus sull’inflazione core – le view di Algebris e Ubs

Il team strategie di credito globale di Algebris Investments rimarca l’attenzione sulla dinamica relativa all’inflazione core, nonostante un aumento delle materie prime che dovrebbe spingere il Cpi headline ad aumentare dello 0,5% su base mensile e al 3,6% annuo.

“L’inflazione core dovrebbe continuare a moderarsi verso lo 0,2% m/m e il 4,3% a/a, guidata dalla disinflazione dei servizi e degli alloggi. Le dinamiche attuali suggeriscono che l’inflazione core si attesterà a fine 2023 a un livello di circa 3 punti, consentendo alla Fed di saltare i rialzi di settembre e novembre e di concludere così il suo ciclo. I rischi di rialzo derivano dai prezzi delle materie prime e da un’economia statunitense relativamente forte.”

Una visione ribadita anche da Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management.

“Anche se l’inflazione complessiva accelera, prevediamo che l’attenzione si concentrerà sul tasso core, che esclude cibo ed energia, e dovrebbe confermare che le pressioni sottostanti sui prezzi si stanno moderando. In questo caso, il consenso è che il tasso rimanga stabile allo 0,2% per il terzo mese consecutivo, mentre il tasso su base annua dovrebbe rallentare al 4,3% ad agosto, in calo rispetto al 4,7% di luglio.”

Haefele pone l’accento anche sulla pubblicazione, domani, dell’indice dei prezzi alla produzione, che alimentano indirettamente una delle misure dell’inflazione preferite dalla Fed, ovvero l’indice principale della spesa per consumi personali.

Goldman Sachs: “In calo prezzi auto, inflazione alloggi stabile”

Gli esperti di Goldman Sachs prevedono cifre pressoché in linea con il consenso, ma scendono maggiormente nel dettaglio evidenziando “tre tendenze chiave”.

In primo luogo, prevedono “un calo del 3,1% nei prezzi delle auto usate e una flessione dello 0,2% per quelle nuove, come effetto dei prezzi più bassi nelle aste di auto usate e dei continui aumenti degli incentivi dei concessionari.” In secondo luogo, stimano “un aumento del 4,3% nei prezzi dei trasporti pubblici”, per via della “stagionalità residua e delle tariffe aeree più elevate (+6%)”. Infine, si aspettano che “l’inflazione degli alloggi rimanga all’incirca al ritmo attuale, poiché il divario tra gli affitti per le locazioni nuove e quelle continuative continua a ridursi.”

Guardando al futuro, proseguono gli analisti, “prevediamo che nei prossimi mesi l’inflazione core mensile dell’indice dei prezzi al consumo rimarrà nell’intervallo dello 0,2-0,3%. Ci aspettiamo che la continua moderazione dell’inflazione shelter e il calo dei prezzi delle auto usate siano compensati da un’oscillazione nella componente dell’assicurazione sanitaria. Stimiamo un’inflazione core CPI su base annua pari al 3,8% a dicembre 2023 e al 3,0% a dicembre 2024.”

Fed ancora restrittiva e dollaro forte – ING

Le previsioni sui numeri di oggi dell’inflazione, secondo ING, “difficilmente sosterranno la tesi che il lavoro della Fed sia terminato. Questo, probabilmente, getterà le basi per una riunione del FOMC ragionevolmente aggressiva la prossima settimana, nella quale, nonostante i tassi invariati, la Fed – attraverso i suoi Dot Plot, le proiezioni dei funzionari sui tassi futuri – manterrà la minaccia di un ulteriore aumento quest’anno“.

ING precisa inoltre che, laddove l’inflazione confermasse le stime, non ci sarebbero elementi “sufficienti per alimentare una narrativa ribassista sul dollaro. Siamo ribassisti sul biglietto verde a partire dal quarto trimestre di quest’anno, ma per assistere ad un quadro ribassista ci vorrà qualche settimana di pazienza.”