Inflazione, dati settembre alle porte. S&P avverte: “Disinflazione lenta e non omogenea”
Inflazione e tassi di interesse; il sentiment dei mercati continua a ruotare intorno a questo binomio e varia in base alle prospettive sui due fattori chiave, intrinsecamente legati fra loro. La prossima puntata di questa infinita telenovela andrà in scena venerdì, con la pubblicazione del report di Eurostat sui prezzi al consumo dell’eurozona.
Nel frattempo, S&P Global Ratings ha diffuso le prospettive economiche sull’economia della regione per il quarto trimestre. L’eurozona, secondo gli esperti, sta entrando in una fase prolungata di bassa crescita e tassi di interesse elevati, con il rischio di cadere recessione qualora si verifichi una marcata flessione del mercato del lavoro.
Le attese sui dati dell’inflazione in uscita di venerdì
A settembre l’inflazione dell’eurozona dovrebbe registrare un rallentamento, fornendo un po’ di sollievo e allentando le pressioni sulla Bce. Nell’ultima riunione l’Eurotower ha alzato i tassi di altri 25 punti base, segnalando che il costo del denaro, se mantenuto su questi livelli per un orizzonte temporale adeguato, potrà contribuire a riportare l’inflazione verso il target del 2%.
Il consensus degli analisti interpellati da Bloomberg indica per settembre un aumento mensile dei prezzi al consumo pari allo 0,5%, in linea con agosto, e un incremento su base annua del 4,5%, in diminuzione rispetto al 5,2% del mese precedente. L’indice core dei prezzi, calcolato al netto di energetici ed alimentari, dovrebbe frenare dal 5,3% al 4,8% tendenziale.
S&P abbassa stima inflazione 2023 al 5,6%
Intanto, S&P Global Ratings ha rivisto al ribasso le previsioni sull’inflazione della zona euro per quest’anno, portandole dal 5,8% al 5,6%, a causa di un calo dei prezzi dell’energia più rapido del previsto nel secondo trimestre, seppur in modo disomogeneo tra i paesi. Per il 2024, invece, viene confermata la stima pari al 2,7%.
“Crediamo che l’inflazione non tornerà all’obiettivo del 2% fino alla seconda metà del 2025. Il recente aumento dei prezzi del petrolio e la rimozione dei sussidi governativi sui prezzi nazionali dell’energia in alcuni paesi si tradurranno da ora in avanti in una disinflazione più lenta”, spiegano gli esperti dell’agenzia.
“Anche se l’inflazione complessiva si è già dimezzata rispetto al picco, al 5,3% di agosto rispetto al 10,6% di ottobre 2022, la stabilità dei prezzi è ancora lontana. Stimiamo che i prezzi per i due terzi del paniere di consumo continueranno a crescere a un ritmo superiore al 4% annuo”.
La disinflazione nei principali Paesi europei
La disinflazione – spiega S&P – è lungi dall’essere uniforme in tutta la zona euro, con differenze dovute non solo al prezzo dell’energia a livello domestico e alle misure governative a tutela dei consumatori, ma anche al mercato del lavoro. Per questi motivi, a guidare il processo di disinflazione è la Spagna, dove i costi unitari del lavoro crescono meno rispetto ad altri Paesi, come la Germania.
Invariate le previsioni sul Pil 2023 e 2024 di S&P
S&P ha lasciato invariate le previsioni sul Pil della zona euro per il 2023 e il 2024, rispettivamente allo 0,6% e allo 0,9%, modificando però la composizione geografica della crescita. Ora, infatti, è prevista una maggiore contrazione in Germania e un’espansione più forte in Spagna.
Ecco nel dettaglio le stime su Pil (Gdp) e inflazione (Cpi) dei principali Paesi del Vecchio Continente.
“L’elevata inflazione sta erodendo i redditi delle famiglie. Il rapido aumento dei tassi di interesse si traduce in una crescente preferenza per il risparmio piuttosto che per la spesa. Il mercato immobiliare è entrato in una fase di correzione prolungata”. Questi fattori, insieme allo shock competitivo derivante dai costi energetici, dovrebbero secondo S&P “mantenere la loro presa sull’economia europea fino al 2024.”
Ciononostante, “l’inflazione dovrebbe essersi ritirata sufficientemente da consentire al reddito disponibile reale di aumentare nuovamente, rendendo la seconda metà del prossimo anno più promettente rispetto ai prossimi sei mesi.”
Il mercato lavoro sarà cruciale
“La resilienza del mercato del lavoro sarà decisiva per il 2024”, sottolinea S&P. “Con l’inflazione che continua a rallentare, la crescita dei salari aumenterà il reddito disponibile reale, allentando i vincoli di reddito per le famiglie e sostenendo i consumi”.
Secondo l’agenzia, i segnali che il mercato del lavoro europeo potrebbe aver raggiunto un punto di svolta si stanno moltiplicando. “Continuiamo a prevedere un aumento della disoccupazione nei prossimi trimestri, con un graduale rallentamento del mercato del lavoro europeo nel 2024 in termini di aumento della disoccupazione e rallentamento della crescita salariale.”
“La spesa dei consumatori dovrebbe essere un motore della crescita del Pil il prossimo anno ed evitare che l’economia dell’Eurozona cada in recessione. Al contrario, un rallentamento più marcato del mercato del lavoro potrebbe spingere l’economia verso la recessione.”
Bce: per S&P nessun taglio fino al 2° semestre 2024
In tale contesto, S&P si aspetta che la Bce non cominci a tagliare i tassi prima della seconda metà del 2024. Inoltre, secondo gli esperti dell’agenzia, la banca centrale potrebbe voler accelerare il quantitative tightening.
“I tassi di riferimento potrebbero aver raggiunto il picco e i tempi per la loro stabilizzazione potrebbero essere piuttosto lunghi. Il QT potrebbe esercitare pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari, ma il suo potenziale impatto resta difficile da prevedere.”