L’articolo è tratto dal magazine Wall Street Italia di maggio e fa parte del lungo dossier dedicato a come investire la liquidità parcheggiata sui conti correnti dagli italiani
Inflazione. Una parola, una definizione: “aumento progressivo del livello medio generale dei prezzi”. O, ancora meglio, “diminuzione progressiva del potere di acquisto dei soldi tenuti fermi in liquidità”. In Italia per l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, che ogni mese quantifica ufficialmente questo incremento su base annua, a marzo è stata pari all’1%.
Tuttavia, anche se non se ne ha la consapevolezza, l’inflazione per ognuno di noi è effettivamente ben diversa da quella ufficiale. Sì, perché se è pur vero che tutti noi possiamo concordare sulla definizione di inflazione, per ognuno di noi questa in sostanza risulta essere un valore che cambia da persona a persona. Insomma, esiste un’inflazione personale.
È un concetto importante di cui bisogna prendere coscienza. La perdita di potere d’acquisto per la liquidità ferma sul conto corrente non è quella del dato Istat. Purtroppo è, troppo spesso, sensibilmente più alta. Quello che va ricordato è che il dato Istat dipende dal «carrello della spesa» standard, ma ognuno di noi ne ha uno tutto personale riempito dallo stile di vita. Gli esempi sono molti e sono sotto gli occhi di tutti.
Chi di voi ha un iPhone? Probabilmente in tanti. Ebbene, il prezzo del cellulare top con la mela sopra, quando è uscito circa 10 anni fa, era di circa 560 euro. Oggi il modello di punta sfiora i 1.200 euro. Più che raddoppiato. Con una crescita annua superiore al 7%. Altro che inflazione ufficiale.
Cosa sottolinea questo esempio? Semplice, più è alto il vostro tenore di vita, più facilmente avrete una quota di liquidità elevata ferma nelle sabbie mobili del conto corrente, più risulterà alta la perdita, in termini di potere di acquisto, accusata dal vostro portafoglio. D’altronde, ammettiamolo, già quando sentiamo al telegiornale il dato relativo all’inflazione calcolato dall’Istat abbiamo la sensazione che qualcosa non torna. Nessuno mette in dubbio che il prezzo complessivo del paniere usato come carrello della spesa allargato teorico degli italiani sia aumentato dell’1% o poco più. Tuttavia, di fronte a questo didascalico e modesto incremento, la nostra inflazione personale, quella subita dai beni che ognuno di noi nel concreto compera, ci sembra essere molto più alta. È ora di prenderne consapevolezza.
E non è tutto. L’inflazione personale potrebbe crescere ulteriormente se dal 1° gennaio 2020 dovesse concretizzarsi lo scatto dell’aumento Iva al 25,2% e poi al 26,5% dal 2021. Alcuni studi valutano un impatto sul portafoglio degli italiani in media di 538 euro ma potrebbe essere maggiore per famiglie e imprenditori dove arriva a 857 euro. Tra i più colpiti i beni come calzature o capi d’abbigliamento. E l’erosione del potere di acquisto della liquidità potrebbe diventare ancora più profonda.
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