Il gruppo finanziario giapponese Nomura nei giorni scorsi ha rilasciato uno studio che propone un’analisi dell’inflazione nell’area euro nei mesi che seguiranno. Ecco le sue previsioni.
Quando raggiungerà il picco l’inflazione?
Questa è la domanda che tutti si pongono. Nel brevissimo termine ci aspettiamo un’accelerazione dell’inflazione nell’area dell’euro. Nel report si prevede che l’inflazione HICP (Harmonised Index of Consumer Prices) di novembre si attesterà al 10,8% annuo, in aumento di dello 0,2% rispetto al 10,6% di ottobre, mentre il core HICP dovrebbe accelerare dello 0,1%, attestandosi al 5,1% annuo.
Per dicembre, le previsioni secondo il gruppo sono che l’inflazione raggiunga il picco dell’11,2% anno su anno e quella core il 5,3% anno su anno. Questo dato è in contrasto con i prezzi di mercato (Figura 1), che considerano il picco ormai alle spalle; gli ultimi fixing sul CPI indicano che i mercati si aspettano che l’inflazione complessiva di novembre sarà al 10,4% anno su anno e che l’inflazione core si attesti al 5,3% anno su anno e che nel corso del 2023 scenda al 3,2% entro ottobre 2023.
Anche il consensus sembra ritenere che il picco sia stato superato, al momento in cui scriviamo, il consensus si attesta al 10,4% annuo per la stampa di novembre, con solo 9 (tra cui Nomura) delle 41 risposte al sondaggio di Bloomberg che prevedono un’accelerazione, e la quasi totalità delle restanti si aspetta un calo.
Lo studio di Nomura sostiene quindi che che l’inflazione nell’area dell’euro raggiunga il picco a dicembre, a differenza dei mercati e del consensus, che ritengono che il picco sia ormai alle spalle.
Quali sono i rischi di rialzo a breve termine per l’inflazione?
Incertezza (Figura 3): Le attuali previsioni sull’inflazione sono caratterizzate da una forte incertezza, ciò è sottolineato dalle continue sorprese al rialzo nell’inflazione effettiva rispetto alle aspettative del consensus. Questo fenomeno è stato in gran parte determinato dalle sorprese dei prezzi dell’energia, come suggerisce la Figura 4. Se e quando i prezzi dell’energia caleranno, gli economisti potrebbero essere sorpresi al ribasso con regolarità; ma nel frattempo, i forti aumenti dei prezzi dell’energia già annunciati a gennaio in Germania e in Francia potrebbero significare un’altra mancata sorpresa al rialzo rispetto al consensus.
Dati sui prezzi alla produzione (Figura 5): Solitamente un buon indicatore dell’inflazione complessiva dell’area dell’euro, i dati sui prezzi alla produzione suggeriscono che potremmo avere un brusco risveglio.
Indagini sui saldi dei prezzi (Figura 6): Nonostante il raffreddamento rispetto ai loro picchi, rimangono molto elevati, con oltre due deviazioni standard al di sopra delle loro medie di lungo periodo, e non è chiaro in che misura queste pressioni sui prezzi siano già state completamente trasferito all’inflazione e quanto debba ancora essere trasferito dalle imprese ai consumatori.
Persistenza (Figura 7), ampliamento (Figura 8) e slancio (Figura 9): Un numero crescente di voci del paniere mostra un’inflazione sempre più elevata. Più della metà delle voci dell’HICP presenta un’inflazione superiore al 5% annuo e più di un quinto ha un’inflazione superiore al 10% annuo. Inoltre, quattro quinti delle voci hanno mostrato un’accelerazione dell’inflazione nel mese di ottobre. Sappiamo che l’inflazione tende a essere difficile da eliminare, il che suggerisce il rischio di un’altra sorpresa al rialzo. Inoltre, i tassi di inflazione mensili si attestano in media dello 0,4% superiori rispetto al normale, il che suggerisce che la dinamica di fondo rimane forte.
Qualche ipotesi
Immaginiamo un mondo in cui l’inflazione sia a metà strada tra quella attuale e quella dei tempi normali, che per questo esercizio definiamo come 2015-2019. Le ipotesi
per un mondo di questo tipo potrebbero essere:
- I prezzi dell’energia sono piatti (su base %, mese su mese) in novembre e dicembre, poi abbiamo un’aspettative dell’8% mese su mese nel gennaio 2023 quando vari paesi dell’area euro aumentano i loro massimali di prezzo, e tornano ad essere piatti fino alla fine del 2024.
- La crescita dei prezzi degli alimentari, che rallenta di dello 0,1% in termini mensili a partire da novembre 2022 e smette di scendere quando raggiunge un tasso di crescita dello 0,1% mese su mese.
- I prezzi core su base % mese su mese sono cresciuti di circa lo 0,4% in più rispetto ai tempi normali. Per questo esercizio ipotizziamo che crescano solo dello 0,2% in più fino alla fine del 2024.
Come si presenterebbero l’HICP complessiva e l’HICP core in un simile scenario? L’inflazione complessiva diminuirebbe nel corso del 2023 e del 2024, attestandosi a circa il 2,6% annuo a partire da settembre 2024. L’inflazione di fondo, invece, si attesterebbe al 3,5% annuo a partire da ottobre 2023.
A causa dei tassi di crescita mensili precedentemente molto elevati dell’HICP e quindi in ultima analisi degli effetti base, inizieremmo a vedere i tassi annuali di inflazione scendere in ogni caso nei prossimi mesi. Affinché il tasso d’inflazione annuale scenda, è sufficiente che la crescita mensile dei prezzi sia inferiore a quella di un anno fa e poiché la crescita dei prezzi è stata molto elevata per tutto il 2022, l’asticella per vedere l’inflazione annuale scendere non è così alta, anche se la crescita mensile dei prezzi rimane eccezionalmente elevata. La domanda chiave, quindi, è se/quando la crescita dei prezzi mensili si assesterà a un tasso coerente con l’obiettivo della Bce del 2% annuo o se rimarrà scomodamente alta.