ROMA (WSI) – Nel mese di aprile, l’inflazione dell’Eurozona ha segnato un lieve recupero, salendo allo zero, rispetto al tasso -0,1% di marzo. Stando a quanto risulta da Eurostat, l’agenzia che ha pubblicato il dato, i maggiori fattori che hanno sostenuto l’indice sono stati l’aumento dei prezzi di beni alimentari, alcool e sigarette.
L’inflazione a zero sigla la fine di un periodo di inflazione negativa, durato quattro mesi, che ha fatto gridare all’allarme deflazione da più parti.
A livello di dati macro relativi ai singoli paesi, sorpresa dal Pil spagnolo, che ha accelerato la fase di ripresa, segnando una crescita, nel primo trimestre del 2015, +0,9% su base annua, dopo +0,7% del quarto trimestre del 2014. Il dato ha battuto le attese di un rialzo +0,8%, ma soprattutto ha segnato la migliore performance dalla fine del 2007, grazie alla ripresa dei consumi delle famiglie. Alcuni analisti fanno notare che probabilmente l’inflazione negativa del paese (-0,7% ad aprile) ha contribuito ad aumentare i budget delle famiglie. [ARTICLEIMAGE]
Il dato spagnolo, ha commentato Christian Schulz, economista presso la banca tedesca Berenberg, è positivo su tutti i livelli e rappresenta una lezione che dovrebbe essere imparata dalla Grecia.
“L’accelerazione del Pil – spiega l’esperto – dimostra che le riforme funzionano, e ed è un esempio per i greci di cosa il loro paese potrebbe avere se il governo tornasse finalmente sulla strada virtuosa. Una performance sostenuta come questa, in modo particolare quando paesi come Austria e Belgio sottoperformano, dimostra che la periferia può crescere più velocemente dei paesi core dell’Eurozona”.
E di fatto i dati che sono arrivati oggi dal fronte core non sono molto entusiasmanti. La disoccupazione della Germania ha deluso, con il numero dei disoccupati che è sceso di 8.000 unità ad aprile, a 2,792 milioni di unità. Gli analisti avevano previsto un maggiore calo, pari a -15.000. Detto questo, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 6,4%, come da attese, confermando un mercato del lavoro che rimane ben solido.
Maggiori preoccupazioni per la Francia dove le spese per consumi, stando a quanto riportato dall’ufficio nazionale di statistica INSEE, sono scese -0,6% a marzo, dopo +0,2% a febbraio, e rispetto a -0,3% previsto dal consensus.
Resa nota anche la disoccupazione dell’Eurozona, rimasta invariata all’11,3%. [ARTICLEIMAGE]
Stando a quanto reso noto da Eurostat, il tasso di disoccupazione più alto è stato sofferto dalla Grecia 25,7%); seguita dalla Spagna al 23%. Il tasso più basso è stato quello della Germania, al 4,7%. Nel mese di marzo, i disoccupati dell’Eurozona sono stati 18,1 milioni, in flessione di 36.000 unità.
Tornando al dato sull’inflazione dell’Eurozona, è lecito chiedersi se la minaccia della deflazione sia ormai lontana. Jonathan Loynes, responsabile economista dell’Europa presso Capital Economics, afferma che gli investitori non dovrebbero essere troppo entusiasti sul dato, in quanto le pressioni inflazionistiche sono tuttora molto deboli.
“Certo, è di qualche sollievo che la deflazione tecnica sia durata meno di quanto temessimo – ha detto – Ma potrebbe tornare in caso di calo di prezzi del petrolio e delle commodities e anche se il basso tasso di inflazione ostacolasse gli sforzi fiscali dei paesi (dell’Eurozona) più indebitati”.[ARTICLEIMAGE]
(Lna)