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Inflazione, Italia al 5,5%. Pesa ancora il carrello della spesa

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Con la pubblicazione dei dati sull’inflazione italiana da parte dell’ISTAT, e quella europea da parte di Eurostat, il divario che intercorre tra le due economie sembra ridursi. Infatti l’istituto nazionale di statistica registra in Italia un’inflazione su base annua del 5,5%, mentre quello europeo al 5,3%.

Dati che confermano la fine vicina di quella doppia velocità creatasi nei mesi prima tra Europa e Italia, nel riuscire a ridurre il peso dell’inflazione. Per cause diverse nei mesi prima le due inflazioni non riuscivano ad adeguarsi, ma con i dati di oggi c’è speranza per un allineamento entro fine anno. Anche perché, come riportano i report, sia per l’Europa, sia per quella italiana, a pesare sulle rispettive stime è il cosiddetto carrello della spesa.

ISTAT, Inflazione Italia scende al 5,5% nel mese di agosto

È innegabile comunque che rispetto al mese precedente l’inflazione sia scesa in maniera sensibile. L’ISTAT ricorda nel suo report che nel mese precedente la base annua era a 5,9%, mentre il dato provvisorio di agosto segnala un 5,5%. Un calo dovuto, come riportato dal sito ufficiale, da una serie di rallentamenti in vari sottoindici. A contribuire al rallentamento sono i sottoindici relativi ai Beni energetici non regolamentati (da +7,0% a +5,7%) a quelli durevoli (da +5,4% a +4,6%), fino agli Alimentari non lavorati (da +10,4% a +9,2%). Nel caso dei Servizi, a registrare il calo più significato è quello dei Servizi relativi ai trasporti, praticamente dimezzato rispetto a luglio (da +2,4% a +1,2%), e a seguire quello dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,6% a +5,9%).

Ma come sempre la discesa di alcuni beni non ha influito a sufficienza nella decelerazione complessiva. A minare sono stati i vari aumenti registrati nei Servizi relativi all’abitazione (da +3,6% a +4,0%), e così nei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona, anche se solo in quelli relativi all’alta frequenza (da +5,5% a +7,0%).

Sempre i beni alimentari, ovvero il “carrello della spesa”, risulta ancora alto rispetto all’inflazione in sé. Seppur calata nel mese di agosto, rimane al 9,6%. Dato che fa riflettere è il fatto che, su base mensile (ovvero “congiunturale”) l’inflazione registri invece un aumento, dello 0,4%. Tale accelerazione è dovuta al recente aumento dei prezzi degli Energetici sia regolamentati (+2,0%) sia non regolamentati (+1,7%), e così dei Servizi relativi ai trasporti (+1,2%) e degli Alimentari lavorati (+0,8%).

Eurostat, in Europa l’inflazione è al 5,3%

Diverso è il caso europeo. Secondo quanto riportato dall’Eurostat, l’inflazione sul territorio europeo rimane stabile al 5,3% rispetto al dato di luglio 2023. Un aumento dello 0,2% rispetto al consensus. Si attende inoltre un nuovo aumento dello 0,6% su base mensile a causa dell’accelerazione (stimata) per i beni relativi ad alimentari, alcol e tabacco. Le stime parlano di un tasso annuo decisamente più elevato rispetto a quanto registrato nel corso del 2023, anche se inferiore al dato di luglio: 9,8%, rispetto al 10,8% di luglio.

C’è comunque una certa stabilità, se si guarda ai valori dei Servizi, in calo al 5,5% rispetto al 5,6% di luglio, e così anche per i Beni industriali non energetici, scesi a 4,8%, contro il 5,0% di luglio. Semmai un freno alla sua decelerazione è stato registrato per la componente energia, che registra un calo del 3,3%, aumentato di quasi 3 punti rispetto al -6,1% di luglio. Se vista a sua volta l’inflazione core (comprendente tutti i beni e servizi meno che energia, cibo e tabacchi), il dato è allineato al consensus. Nel caso dell’inflazione armonizzata (IAPC), tolte cibo ed energia, addirittura si registra un calo superiore alle stime: 6,2%, rispetto al 6,5% atteso e al 6,6% registrato a luglio.

La preoccupazione per gli analisti è nel dato mensile, incrementato dello 0,6% rispetto allo -0,1% del mese prima. Non era atteso un incremento simile, ma questo è dovuto al carrello della spesa.

Un carrello della spesa sempre troppo pesante

In sostanza c’è una riduzione o una stabilizzazione dell’inflazione, anche se fin troppo sopra il 2% prefissato dalla stessa BCE. Il rallentamento dell’inflazione è ancora lento, e questo a causa, come riporta il commento dell’ISTAT, per il carrello della spesa: “Resta, infine, elevato, sebbene in decelerazione, il ritmo di crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, che ad agosto si attesta a +9,6%.” La voce del carrello della spesa si abbassa con troppa lentezza rispetto agli altri sottoindici. Questo mese è stato possibile grazie alla decisa frenata dei prezzi di Frutta fresca o refrigerata (da +13,8% a +9,4%; -3,3% su base mensile). Ma anche in questo caso, la decelerazione è stata attenuata dalla lieve accelerazione di Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +19,8% a +20,2%; +0,3% il congiunturale).

E così anche per l’Europa, con un’inflazione simile alla nostra addirittura nella stessa situazione legata al carrello della spesa. Il problema dei prodotti alimentari è multifattoriale, dalle forniture alle materie prime scarse, fino alla bassa produttività e al previsto rincaro dei prezzi energetici. La stessa Nomisma Energia avvisa che nei prossimi mesi le tariffe potrebbero aumentare addirittura del 7-10%, come riportato dall’ANSA. Un aumento che non andrà di certo a migliorare il calo dell’inflazione, anzi si teme una situazione simile a quella che potrebbero vivere in USA secondo l’analisi di Powell: una nuova accelerazione dell’inflazione. E quindi una nuova stagione di rialzi dei tassi d’interesse.