Il rallentamento dei prezzi dei beni energetici non sortisce quasi nessun effetto sull‘inflazione di luglio. Secondo le stime preliminari dell‘Istat, questo mese l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e del 7,9% su base annua (da +8% del mese precedente). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +6,7% per l’indice generale e a +3,3% per la componente di fondo.
Più caldi i prezzi nella zona euro, dove inflazione annua schizza all’8,9% a luglio, in aumento rispetto all’8,6% di giugno. E’ quanto emerge dalla stima flash dell’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea. Si tratta del nuovo livello record. Il consensus indicava un’accelerazione meno marcata all’8,7%. Dopo il rallentamento di giugno, anche l’inflazione di fondo, che esclude energia e cibo, ha raggiunto un record del 4%.
Le determinanti dell’inflazione
Ma torniamo all’Italia. L’inflazione su base tendenziale rimane elevata pur riducendosi di un decimo di punto percentuale. Ciò si deve ad andamenti contrastanti. Da una parte, infatti, rallentano i prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +48,7% di giugno a +42,9%) a causa, in particolare, degli energetici regolamentati (da +64,3% a +47,8%) e solo in misura minore degli energetici non regolamentati (da +39,9% a +39,8%) e decelerano i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,0% a +4,6%); dall’altra parte, accelerano i prezzi dei beni alimentari lavorati (da +8,1% a +9,6%), dei servizi relativi ai trasporti (da +7,2% a +8,9%), dei beni non durevoli (da +2,9% a +3,6%), dei beni durevoli (da +2,8% a +3,3%) e dei servizi vari (da +1,1% a +1,6%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +3,8% a +4,1% e quella al netto dei soli beni energetici da +4,2% a +4,7%.
L’Istat fa sapere che su base annua rallentano i prezzi dei beni (da +11,3% a +11,1%) mentre accelerano quelli dei servizi (da +3,4% a +3,6%); si riduce, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -7,9 di giugno a -7,5 punti percentuali). Accelerano sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,2% a +9,1%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4% a +8,7%). L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,7%), degli alimentari lavorati (+1,5%), dei beni non durevoli (+0,6%) ed è frenato solamente dalla diminuzione dei prezzi alimentari non lavorati (-1,7%). Secondo l’Istat:
“Il rallentamento dei prezzi dei beni energetici che si registra a luglio non frena l’onda lunga delle tensioni inflazionistiche che si stanno diffondendo agli altri comparti merceologici. Infatti, la crescita dei prezzi degli alimentari lavorati, dei beni durevoli e non, dei servizi relativi ai trasporti e dei servizi vari accelera, spingendo l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo; +4,1%) e quella al netto dei soli beni energetici (+4,7%) a livelli che non si vedevano, rispettivamente, da giugno e maggio 1996. In questo quadro accelera anche la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, che si porta a +9,1%, registrando un aumento che non si osservava da settembre 1984“