Economia

Trimestre anti-inflazione, obiettivo: prezzi calmierati. Tuonano i “no”

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L’inflazione sta riducendo il potere d’acquisto e, per contrastarla, il governo sta prendendo misure concrete. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha discusso la mattina del 4 agosto la possibilità di istituire un paniere di prodotti di prima necessità con prezzi calmierati dal primo ottobre al 31 dicembre.

Questa iniziativa è stata oggetto di un incontro con le associazioni della distribuzione moderna e del commercio tradizionale, con l’obiettivo di raggiungere un accordo entro il 10 settembre. Lo scopo principale è quello di contrastare l’inflazione che ha influito sull’aumento dei prezzi del “carrello della spesa”, il quale attualmente registra un tasso del +10,4%.

Inflazione, le parole di Massimo Dona (UNC)

Tuttavia, l’idea del trimestre salva-spesa non ha incontrato il favore né dei commercianti e produttori, né delle associazioni dei consumatori. Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, ha espresso il suo scetticismo nei confronti dell’iniziativa, definendola “una sceneggiata di Urso senza effetti reali sulle tasche degli italiani“.

Secondo Dona, questa iniziativa non è altro che:

Un’operazione di marketing e di facciata fatta dal ministro Urso solo per poter dire agli italiani, attraverso spot su tutti i canali media, di essere intervenuto contro l’inflazione ma che è priva di qualunque impegno concreto e di effetti reali per le tasche degli italiani.

Non solo. Ha aggiunto:

Si tratta di una letterina a Babbo Natale in cui tutti si impegnano genericamente a diventare più buoni, ma senza dire come, in che modo. Una presa in giro e un insulto per quelle famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. È incredibile che il ministro prosegua imperterrito nonostante i no ricevuti, invece di rivedere le sue proposte con interventi più strutturali, per esempio abbassando le bollette di luce e gas della famiglie e delle imprese.

Massimiliano Dona, ha ulteriormente criticato il protocollo d’intesa proposto dal ministro Adolfo Urso, sottolineando come sia stato varato “senza neanche un voto o un parere del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (Cncu)”.

Questo organo rappresenta l’unico organismo riconosciuto a livello nazionale, incaricato per legge di esprimere pareri e formulare proposte in materia di tutela dei consumatori e di firmare protocolli d’intesa. Dona ha evidenziato che questo mancato coinvolgimento potrebbe avere un impatto significativo sulla rappresentatività e sulla validità delle decisioni adottate nel protocollo stesso.

E anche gli industriali si tirano indietro dal patto anti-inflazione

Anche le industrie del settore non hanno reagito in maniera entusiasta: Centromarca (Associazione italiana dell’industria di marca) e Ibc (Associazione industrie beni di consumo) hanno evidenziato vari problemi che rendono impraticabile la proposta, sia dal punto di vista sostanziale che formale e giuridico.

Tra i principali ostacoli, le industrie hanno citato i ridotti margini di profitto delle imprese e problemi relativi alle norme antitrust. Questi fattori potrebbero rendere difficile, se non impossibile, l’adesione delle aziende al trimestre a prezzi calmierati.

Union food, associazione che rappresenta i grandi gruppi dell’alimentare, da Barilla a Lavazza, insieme con Assitol, Assocrani, Assolatte, Italmopa e Assica, spiega che

Qualunque determinazione promessa o impegno sul valore del prodotto finito non possa prescindere da un coinvolgimento di tutti gli operatori della filiera alimentare, in senso ampio, compresi operatori della logistica, dell’energia e del packaging che concorrono a comporre il valore finale del prodotto.

Confcommercio aderisce al patto

Trai favorevoli del patto c’è invece Confcommercio, con la vicepresidente Donatella Prampolini che ha rilasciato una nota in cui afferma che le federazioni della filiera che fanno parte del sistema associativo hanno manifestato interesse a collaborare al patto anti-inflazione proposto dal ministero delle imprese e del Made in Italy, con l’obiettivo di mantenere bassi i prezzi dei prodotti di largo consumo.

Prampolini sottolinea che Confcommercio ha aderito responsabilmente a questa iniziativa, dimostrando la volontà di fare la propria parte per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie. Questo impegno comporterà anche una riduzione dei margini operativi da parte delle aziende aderenti, con il fine di supportare i consumatori in questo periodo di inflazione elevata.

Infine, Prampolini esprime l’auspicio che questo impegno sia condiviso anche dall’industria, evidenziando l’importanza della collaborazione tra tutti gli attori della filiera per affrontare l’aumento dei prezzi e garantire una maggiore protezione economica per le famiglie.