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Inflazione manda in tilt i mercati: Ftse Mib in profondo rosso, corre lo spread

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Non si arresta l’ondata di vendite sul Ftse Mib dopo il venerdì nero che ha chiuso la settimana peggiore dall’ottobre 2020 per i listini globali. I timori di un forte aumento dei tassi di interesse statunitensi e di una recessione continuano a deprimere i mercati azionari. L’inflazione negli Stati Uniti, che ha raggiunto un nuovo record a maggio, all’8,6% annuo ben al di sopra di quanto previsto dagli analisti, ha riacceso i timori di una stretta più aggressiva della Federal Reserve.

Non si ferma la corsa dello spread tra BTp e Bund sul mercato secondario Mts in avvio di settimana. Si consolida, quindi, l’allargamento seguito agli aggiornamenti di politica monetaria comunicati dalla Bce. All’apertura della seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco è indicato a 245 punti, 11 punti in più dai 234 punti base del closing della vigilia. Ancora in netto rialzo il rendimento del BTp decennale benchmark che si avvicina alla soglia del 4% e scambia al 3,96% dal 3,85% dell’ultimo riferimento di venerdì, aggiornando i massimi dal 2014.

In Europa la Borsa di Milano soffre, maglia nera in Europa, con l’indice di riferimento Ftse Mib (-2,3%) si piega sotto gli ordini in vendita che colpiscono in particolare le banche. Nexi cede il 7,5%, Intesa Sanpaolo il 4,2%, Fineco il 3,99%, Banco BPM il 3,6 per cento. Il titolo più venduto è Saipem, che lascia l’8,26% a 41,3 euro. Tengono invece Recordati (+1,3%) e Campari (+1,15%) ed Enel tra quelli che pesano di più sul paniere (+0,49%).

Male anche i resto del Vecchio Continente. Il Dax perde il 2%, il Cac40 il 2,22%. Previsto avvio pesante anche per la Borsa Usa: i future sul Dow Jones e Nasdaq perdono rispettivamente il 2,7 e il 3,2%.

Asia in profondo rosso

Seduta da dimenticare anche per Borse cinesi, che risentono delle nuove misure di contenimento a Shanghai e Pechino reimposte dalle autorità cinesi, poco dopo averle revocate, a causa di nuovi focolai. Cosi’ al termine degli scambi, nella Cina continentale, l’indice composito di Shanghai ha perso lo 0,89% a 3.255 punti e quello di Shenzhen piatto a 2085,10 punti. Pesante la caduta di Hong Kong con l’indice Hang Seng sceso del 3,39% a 21.067 punti.

In profondo rosso anche il Giappone. L’indice Nikkei dei titoli guida ha perso il 3,01% a 26.987,44 punti e il più ampio indice Topix che è in calo del 2,14% a 1.901,50 punti. Vittima delle preoccupazioni per le mosse della Fed, anche lo yen precipitato, nel cambio con il dollaro, al livello più basso da ottobre 1998, con il dollaro salito fino a 135,19 yen. Dietro, il divario crescente tra la politica monetaria della Bank of Japan (BoJ), sempre ultra accomodante, e quella della Fed americana, più restrittiva per domare l’inflazione.

Inflazione manda in tilt il Ftse Mib

Venerdì i mercati sono crollati in scia allo shock sull’inflazione USA che, ancora una volta, ha sorpreso al rialzo facendo registrare un +8,6% con quella core in decelerazione, ma meno delle attese. Numeri che aumentano la pressione sulla Fed in termini di rialzi attesi con lo spettro di uno da 75pb che torna a fare paura. In effetti, il mercato prezza ora 2 rialzi da 50 pb ed uno da 75pb entro settembre e un totale di ulteriori 250 pb entro la fine dell’anno.

E questa che ci accingiamo ad iniziare sarà la settimana delle Banche centrali. Dopo il mercoledì della Fed, giovedì sarà la volta della BoE, attesa alzare i tassi di 25 pb per il quinto mese consecutivo, mentre venerdì si riunirà la BoJ. In quest’ultimo caso – dicono gli analisti di Mps Capital Services – non sono attese novità sulla politica monetaria e l’attenzione sarà rivolta ai commenti sullo yen dopo il recente deprezzamento. Intanto sullo sfondo si agitano altri spettri di tensioni geopolitiche con la Cina che promette di “schiacciare” qualsiasi tentativo di Taiwan di perseguire l’indipendenza, proprio mentre l’isola e gli Stati Uniti stanno lavorando ad un incontro strategico sulla sicurezza.