Società

Inflazione: Parma e Rimini sono le città più care d’Italia

A maggio l’inflazione in Italia  si mantiene sullo stesso livello di aprile (+0,8%), un segnale positivo per le tasche degli italiani, ma i dati Istat evidenziano comunque fortissime tensioni nel comparto delle vacanze, con prezzi e tariffe che salgono in modo sensibile rispetto allo scorso anno. Così afferma il Codacons, secondo cui, dai trasporti agli alloggi, passando per musei, pedaggi, parcheggi, tutte le voci che interessano i viaggi e il turismo registrano un andamento in forte crescita, un dato estremamente preoccupante in vista delle prossime partenze estive.

Inflazione stabile ma prezzi crescono: la denuncia delle associazioni dei consumatori

Anche secondo Assoutenti, i dati Istat sull’inflazione di maggio, pur registrando una stabilità nella crescita dei prezzi al dettaglio, certificano i maxi-rincari che si stanno abbattendo sul comparto delle vacanze, un campanello d’allarme che deve portare il Governo ad adottare misure efficaci per salvare l’estate degli italiani.

“Mentre il tasso medio di inflazione si attesta allo 0,8%, prezzi e tariffe dei servizi turistici, ricettivi e di ristorazione, salgono senza sosta – spiega il presidente Gabriele Melluso – Un trend che anticipa il salasso che attende gli italiani in occasione delle vacanze estive, e che deve portare il Governo ad attivarsi in fretta, perché il rischio è duplice: con questi livelli dei listini, da un lato crescerà la fetta di cittadini che non potrà permettersi una vacanza nel periodo estivo, dall’altro chi andrà in villeggiatura sarà costretto a ridurre il numero di notti fuori casa, al fine di contenere la spesa”. “Per questo invitiamo il Governo a puntare il faro sulle tariffe turistiche, studiando provvedimenti analoghi al paniere anti-inflazione scattato a fine 2023 ed individuando, per chi ha redditi bassi, una serie di servizi turistici a prezzi calmierati nelle principali località di villeggiatura, dagli stabilimenti balneari alle strutture ricettive, passando per ristoranti e parchi divertimenti” – conclude Melluso.

 

La classifica delle città più care d’Italia

Sulla base dei dati Istat, l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la top ten delle città più care d’Italia relativamente ai capoluoghi di regione e ai comuni con più di 150 mila abitanti.

In testa alla top ten delle più care d’Italia un ex aequo. Parma e Rimini, infatti, si contendono il primato con un’inflazione pari all’1,6%, che si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente in media a 435 euro. Medaglia d’argento per Venezia, dove il rialzo dei prezzi dell’1,4% determina un incremento di spesa annuo pari a 369 euro a famiglia. Medaglia di bronzo per Firenze che con +1,4% ha una spesa supplementare pari a 366 euro annui per una famiglia media.

Appena fuori dal podio Cagliari (+1,5%, pari a 312 euro), poi Padova (+1,2%, +308 euro), Trieste (+1,2%, +293 euro), al settimo posto Milano ex aequo con Napoli +286 euro, poi Verona (+1,1%, +283 euro) e Perugia (+1,1%, +270 euro). Chiude la top ten Roma (+0,9%, +233 euro).

 

 

Le città più virtuose e le regioni più care

Nella graduatoria delle città più virtuose d’Italia, vincono 3 città che sono in deflazione. Al 1° posto Aosta dove la deflazione pari a -0,6% si traduce nel maggiore risparmio pari per una famiglia media a 156 euro su base annua. Medaglia d’argento per Campobasso (-0,5%, -104 euro), seguita da Ancona (-0,2%, -44 euro).

In testa alla classifica delle regioni più “costose”, con un’inflazione annua a +1,3%, il Veneto che registra a famiglia un aggravio medio pari a 324 euro su base annua. Segue la Toscana, dove la crescita dei prezzi dell’1,1% implica un’impennata del costo della vita pari a 272 euro, terza l’Emilia Romagna (+0,9% e +237 euro).

Le regioni migliori, addirittura in deflazione, Valle d’Aosta (-0,8%, pari a un risparmio di 208 euro) e il Molise (-0,4%, -83 euro). In terza posizione l’Abruzzo, con una variazione nulla.