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Inflazione, portafogli con ampia delega? Da preferire. La parola ad Azimut

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Questa intervista è parte del dossier “Risparmi e Inflazione”. Anche il mondo degli investimenti e della consulenza deve fare ancora i conti con uno scenario che vede l’inflazione in calo, ma sempre su livelli elevati.

Azimut è un gruppo indipendente attivo nell’asset management, nel wealth management, nell’investment banking e nel fintech. I consulenti finanziari e private banker in Italia del Gruppo e delle sue divisioni hanno raggiunto quota 1.877 unità a fine giugno 2023. Nei primi sei mesi del 2023 la raccolta netta è stata positiva con oltre 3,7 miliardi di euro.

Ecco l’intervista a Paolo Martini, Amministratore delegato di Azimut Holding.

Con un’inflazione che resta elevata, quali possono essere i primi passi concreti da compiere sul fronte investimenti?

Serve prima di tutto un approccio consulenziale nella costruzione dei portafogli partendo da un’analisi attenta degli obiettivi e dell’orizzonte temporale.

Come strumenti le soluzioni legate all’economia reale e le azioni che, con approccio fortemente diversificato e internazionale, sono sempre la migliore difesa nel medio/lungo periodo magari anche attraverso investimenti programmati nel tempo (il caro vecchio piano di accumulo).

Nel corso degli ultimi anni abbiamo infatti assistito a un incremento del costo della vita che si è accompagnato a un peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie e la propensione al risparmio, cresciuta molto nei periodi della crisi, si è quindi ridotta sensibilmente finendo per penalizzare gli investimenti.

Un andamento che si può evincere anche dai dati di Fabi secondo cui tra dicembre 2021 e marzo 2023, il saldo totale dei conti correnti di famiglie e imprese è calato di oltre 61 miliardi di euro, da 2.076 miliardi a 2.015 miliardi.

Come è stato già sottolineato, tra gennaio e settembre 2022 gli italiani sono riusciti ad investire in attività finanziarie solo poco più di 17 miliardi di nuove risorse (un valore pari a meno della metà di quanto accantonato in media negli anni precedenti la crisi e lontano da quei 120 miliardi investiti in media nel 2020 e nel 2021).

A questo scenario ha contribuito anche la crescita dell’inflazione, con il conseguente impoverimento del potere di acquisto.

Un fenomeno sconosciuto a molti investitori con intere generazioni che non sono più abituate a prestare attenzione al rendimento reale, cioè al netto del costo della vita. Complice poi anche la volatilità sui mercati nel 2022, è ritornato l’interesse per i titoli di debito pubblico italiano: il Btp Valore a inizio giugno ha chiuso con una raccolta di 18,2 miliardi di euro con tassi al 3,25% e 4%. Con l’inflazione attuale, l’ultimo dato è 5,9%, superiore al tasso di interesse del BTP, l’investitore subirebbe quindi una perdita del potere d’acquisto.

Nell’attuale scenario, quale è la mission principale dei consulenti?

Sono riflessioni e valutazioni che i risparmiatori e gli investitori non sono abituati a considerare in autonomia per questo è importante che i consulenti finanziari li supportino adeguatamente, spiegando che oggi non esistono porti sicuri e aiutandoli a investire con un orizzonte di medio lungo periodo preferendo portafogli con ampia delega, dove l’azionario e le strategie legate all’economia reale, sono le scelte da preferire.

La nostra esperienza sui private markets, la piĂą ampia in Europa grazie a piĂą di 45 mila clienti sul segmento e oltre 60 soluzioni lanciate sulle diverse asset class (private equity, venture capital, private debt, infrastrutture), ci ha permesso di elaborare soluzioni utili anche alla transizione di una parte dei portafogli dai mercati pubblici a quelli privati con vantaggi per i clienti, le PMI, i consulenti finanziari e il nostro Paese.