Non accenna a smorzarsi l’inflazione da record che a dicembre, secondo quanto rilevato dall’Istat, è aumentata del 3,9% su base annua confermando la stima preliminare con effetto a catena sul carrello della spesa con una cora all’insù dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (che passano da +1,5% a +2,9%).
Già nei mesi scorsi era stato lanciato l’allarme per generi alimentari di prima necessità come pane e pasta e oggi Coldiretti lancia un nuovo avvertimento questa volta per le pere.
Inflazione: pere record con +29,6%
Con un aumento record dei prezzi del 29,6% sono proprio le pere a far registrare di gran lunga il maggior aumento dei prezzi al dettaglio tra i prodotti agroalimentari come emerge dallo studio Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione che vede sul podio anche la pasta (+10,8%) ed i frutti di mare (+9,8%) con il caro energia che impatta sul gasolio utilizzato per rifornire i pescherecci, che rischiano di rimanere in banchina.
Una classifica che è il risultato – sottolinea la Coldiretti – dal mix esplosivo del rincaro dei costi energetici e dei cambiamenti climatici che impattano sull’ offerta di un bene essenziale come il cibo sul quale con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare.
La produzione di pere nel 2021 – sottolinea la Coldiretti – si è attestata a 276 milioni di chili contro i 770 milioni di chili di cinque anni fa, con una riduzione del 64%. Il crollo del raccolto al minimo storico – continua la Coldiretti – è avvenuto per effetto dell’andamento climatico sfavorevole come le gelate primaverili che hanno messo a dura prova le coltivazioni e per gli attacchi di agenti patogeni e parassiti alieni, come la cimice asiatica. Una situazione amplificata – precisa la Coldiretti – dal massiccio ricorso all’importazione di pere dall’estero con il consistente rischio che vengano spacciate per pere italiane.
Come afferma l’associazione, si tratta della punta dell’iceberg della situazione di vulnerabilità in cui si trova la produzione agroalimentare di fronte all’impatto del rincaro della bolletta energetica e agli andamenti climatici anomali che hanno tagliato i raccolti con crolli che vanno dal 25% per il riso al 10 % per il grano, dal 15% per la frutta al 9% per il vino provocando peraltro danni per oltre 2 miliardi di euro nel 2021 tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.
Sulla difficile situazione dal punto di vista produttivo si sono abbattuti i rincari energetici – sottolinea la Coldiretti – che hanno colpito l’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione.
Per le semine di grano per pasta e pane gli agricoltori – spiega la Coldiretti – sono stati costretti ad affrontare aumenti dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le lavorazioni dei terreni, senza dimenticare che l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%).
L’aumento dei costi – continua la Coldiretti – riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per ortaggi e fiori che molti sono stati costretti a spegnere mettendo a rischio il futuro di alcune delle produzioni più tipiche del florovivaismo nazionale come tra gli altri il ciclamino, il lilium o il ranuncolo. Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica (+72%) per i vasetti dei fiori alla banda stagnata per i barattoli (+60%), dal vetro (+40%) per i vasetti fino alla carta (+31%) per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.“Per affrontare la nuova emergenza e difendere la sovranità alimentare abbiamo elaborato e proposto progetti concreti immediatamente cantierabili nel Pnrr per favorire una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ricordare che “digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari dai cereali all’allevamento, dalla quarta gamma fino all’olio di oliva sono alcuni esempi di questi piani strategici elaborati dalla Coldiretti insieme a Filiera Italia nell’ambito del PNRR”.