L’inflazione incide direttamente sui prezzi delle case? Cerchiamo di scoprirlo, andando ad analizzare come si muove il comparto nel secondo quadrimestre 2022 secondo Fimaa, la Federazione Italiana mediatori agenti d’affari aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia. Il mercato immobiliare è stato sostanzialmente stabile, almeno per numero di scambi. Il 48,8% degli agenti, però, ritiene che l’offerta si possa ridurre. Il real estate nostrano, almeno nel secondo quadrimestre 2022, è risultato stabile, ma le previsioni per il terzo quadrimestre indicano delle percentuali di crescita leggermente più limitate.
L’impatto dell’inflazione sui costi delle case
Gli operatori del mercato prevedono un rialzo dei prezzi delle case ed una crescita del numero delle compravendite (ad essere di questa opinione sono almeno il 31% degli agenti immobiliari). Almeno il 14,3% degli operatori, però, teme la riduzione del potere d’acquisto dei salari, che saranno condizionati dai rincari dell’energia e dagli aumenti dei costi delle materie prime. Oltre che dall’inflazione.
Particolare attenzione, inoltre, dovrà essere posta al rialzo dei tassi di interesse sui mutui. Almeno il 21% degli agenti immobiliari ritiene che stiano avendo i primi effetti sul mercato delle case, portando a dei veri e propri rallentamenti anche nel perfezionamento delle compravendite garantite dallo Stato. In questo contesto, è necessario ricordare che l’Eurirs a 25 anni è cresciuto in due mesi di 2 punti percentuali.
Gli operatori sono preoccupati per l’andamento complessivo dell’economia. Il 13% delle risposte riguarda in tal caso l’economia tout court, mentre il 3,6% riguarda la perplessità sulla tenuta del sistema occupazionale ed infine l’1,7% la cattiva distribuzione dei redditi. Tra i fattori negativi meno rilevanti, compaiono in ordine decrescente:
- l’incertezza politica (nazionale ed internazionale): 5,5% delle risposte;
- la guerra tra Russia e Ucraina (4,5% dei giudizi);
- l’incertezza e l’esaurimento del Superbonus 110% (4,5%);
- la preoccupazione per l’aumento della tassazione immobiliare (3,9%);
- la scarsità di immobili in offerta (3,0%).
Possono far presagire un mercato immobiliare in salute:
- le agevolazioni per i giovani sotto i 36 anni (3,4%);
- la domanda di investimento da parte di italiani (1,3% di risposte) e di stranieri (0,7%);
- le dinamiche favorevoli del mercato delle locazioni (a scapito, però, di quello delle compravendite; 0,7%).
Cresce il mercato delle locazioni, almeno dando uno sguardo ai dati del 2021. Il numero delle case locate lo scorso anno è stato pari ad 1 milioni e 365 mila, pari a un buon 6% in più rispetto al 2020. Soffermandosi, invece, su quanto sta accadendo nel secondo quadrimestre 2022, il 53% degli operatori ritiene che a fronte di una domanda in ulteriore rafforzamento, potrebbe esserci un’offerta in leggera flessione, con un numero di contratti e valori dei canoni di locazione sugli stessi livelli del primo quadrimestre dell’anno.
Le previsioni
La maggior parte degli operatori Fimaa ritiene che il terzo quadrimestre 2022 possa essere sostanzialmente stazionario. I canoni di locazione, però, per il 24,4% degli operatori potrebbero registrare un incremento Andrea Oliva, coordinatore ufficio studi di Fimaa, spiega:
La fotografia del mercato immobiliare residenziale del secondo quadrimestre 2022 scattata dagli agenti immobiliari Fimaa mostra un comparto sostanzialmente in buona salute, trainato dalle abitazioni nuove che, essendo efficientate energeticamente, hanno segnato anche un aumento considerevole dei valori medi. Le previsioni per l’ultimo quadrimestre 2022 non fanno trasparire significative variazioni in rapporto al secondo quadrimestre dell’anno. Il rialzo dei tassi di interesse sui mutui suggerirebbe di non attendere tempi migliori per chi intende acquistare immobili esponendosi al rischio di un rialzo dei valori. Il mercato delle locazioni nel secondo quadrimestre 2022 risulta ancora vivace, con una domanda in ulteriore crescita e un’offerta pressoché stabile. Le previsioni per il terzo quadrimestre dell’anno sono improntate sulla stabilità sia per il numero di contratti sia per i canoni di locazione, che segnalano aumenti solo nelle città metropolitane e aree limitrofe.