di Sandra Riccio
Il rapporto tra innovazione tecnologica e strategia aziendale è sempre più centrale per il successo di un’azienda. In questo senso nel processo di innovazione digitale diventa di grande importanza l’allineamento e la competenza dei consigli di amministrazione sul tema della tecnologia.
Una nuova ricerca del Global Boardroom Program di Deloitte ha però rivelato lacune nel modo in cui i leader approcciano i temi tecnologici, che potrebbero incidere sulle opportunità del futuro. L’indagine è stata condotta all’inizio di quest’anno e ha messo sotto la lente 500 capi d’azienda e dirigenti di tutto il mondo per capire quali sono le dinamiche nei cda in materia di tecnologia, valore degli investimenti, misurazione del successo. Le domande principali hanno riguardato le scelte della dirigenza e le decisioni prese per arrivare a un uso più esteso della tecnologia.
Il risultato? L’indagine di Deloitte ha sì messo a fuoco una partecipazione importante dei manager ai temi della tecnologia, tuttavia molti membri dei cda non hanno mostrato di avere le conoscenze necessarie per porre domande informate e in questo modo garantire che la tecnologia sia guidata dalla strategia e non il contrario. L’idea emersa dall’indagine è che si stia creando un divario tra il livello di impegno di cui le organizzazioni hanno bisogno e ciò che avviene nelle ”stanze dei bottoni”. Eppure la tecnologia sta assumendo un carattere sempre più strategico.
Negli ultimi tre anni la trasformazione digitale ha visto una forte accelerazione e durante la pandemia l’impegno per le iniziative digitali è notevolmente aumentato. Secondo le proiezioni di Gartner, nel 2022 la spesa IT a livello mondiale dovrebbe raggiungere i 4,4 trilioni di dollari, con un aumento del 4% rispetto al 2021. Le tecnologie più avanzate, come il cloud e l’intelligenza artificiale (AI), stanno offrendo sempre più opportunità alle aziende di competere sul mercato. Si tratta di tecnologie che portano a opportunità di business che fino a pochi anni fa non esistevano.
Innovazione tecnologica e vertici delle società
“L’impatto delle tecnologie dirompenti è la questione strategica del nostro tempo. Indipendentemente dal settore in cui si opera, la tecnologia può migliorare e amplificare ciò che viene fatto”, afferma Paolo Gianturco, Business Operations and Fintech leader di Deloitte Consulting. “Aspettare di vedere come evolve la situazione oppure delegare tutte le questioni tecnologiche al Chief Information Officer (cio), non è più un’opzione praticabile per gli amministratori delegati (ceo) di oggi”.
La sicurezza informatica è in primo piano: negli ultimi due anni i cyber attacchi si sono moltiplicati. Su questo aspetto diventa sempre più importante anche l’apporto dei consigli di amministrazione.
«”l loro ruolo in relazione alla tecnologia deve essere incentrato su una prospettiva di lungo periodo e deve puntare sul miglioramento della competitività in un mondo sempre più digitale. I cda devono aiutare il management a trovare il giusto equilibrio tra i risultati a breve termine e la crescita a lungo termine con lo sguardo puntato sul vantaggio competitivo”, dice Paolo Gianturco.
In ogni caso, la maggior parte dei dirigenti intervistati dal Global Boardroom Program di Deloitte ha detto di ritenersi soddisfatta del livello di coinvolgimento nelle questioni tecnologiche: oltre l’80% dei dirigenti si è dichiarato almeno in parte fiducioso della propria capacità di comprendere, esaminare e mettere in discussione la strategia e l’agenda tecnologica delle proprie organizzazioni.
Tuttavia l’analisi ha messo in luce che meno della metà dei dirigenti e dei membri del consiglio di amministrazione ritiene che la supervisione sulle questioni tecnologiche da parte del cda sia sufficiente. Una contraddizione che rivela lacune nel modo in cui le aziende gestiscono le proprie strategie legate alla tecnologia.
C’è anche un altro aspetto: tra le aziende non tecnologiche, capita spesso che nei consigli di amministrazione ci sia un solo esperto di tecnologia. Questi cda devono fare affidamento su quell’unico componente che funge da «traduttore tecnologico» de facto.
Eppure il raggiungimento di una certa dimestichezza con la tecnologia è un must per i direttori d’azienda. “Il consiglio di amministrazione deve essere a proprio agio con i contenuti tecnologici”, dice Gianturco. “Le aziende che non hanno un tecnologo nel proprio cda sono miopi. Al contrario, le aziende lungimiranti tendono ad avere persone che si occupano di tecnologia nei loro consigli di amministrazione, non solo per gestire i rischi legati all’adozione di nuove tecnologie, ma per generare un vantaggio competitivo“.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre 2022 del magazine Wall Street Italia