Società

Inps: l’età effettiva di uscita dal lavoro è di 64,2 anni, come cambierà

In Italia ci sono circa 16 milioni di pensionati che ricevono un importo medio di pensione, aumentato del 7,1%. Questi alcuni dei numeri che arrivano dal Rapporto annuale dell’Inps per il 2024, un documento di riferimento fondamentale per l’analisi delle dinamiche previdenziali, sociali ed economiche che caratterizzano l’Italia.

Inps: sistema previdenziale a rischio?

Ma il  Rapporto dell’Istituto guidato da Gabriele Fava sottolinea come l’età effettiva di uscita dal lavoro è di 64,2 anni, per effetto delle misure che consentono l’anticipo pensionistico rispetto ai 67 previsti per l’età di vecchiaia e che questo, insieme a importi di pensione ancora generosi e superiori di quasi 14 punti a quelli della media europea mette a rischio il sistema. Ma l’Inps getta subito acqua sul fuoco e lo stesso presidente sottolinea che “la tenuta dei conti è assolutamente in equilibrio nel breve-medio periodo”, ma una riflessione va fatta e “spetta al legislatore”.

“non si ravvedono problemi di sostenibilità a lungo e breve termine – afferma l’istituto in una nota – soprattutto alla luce dei rassicuranti dati provenienti dal mercato del lavoro che nel 2023 ha fatto registrare il numero record di 26,6 milioni di assicurati, con ulteriori potenziali di crescita già riscontrate nei primi 6 mesi del 2024”. Inoltre l’età di pensionamento è in linea con quella degli altri Paesi Ue mentre il numero dei pensionati “è sostanzialmente stabile intorno ai 16 milioni, così come il numero delle pensioni liquidate” .

Dalle donne ai giovani: ecco la fotografia dell’Inps sul lavoro e pensioni

Il Rapporto dell’Inps inoltre mette in luce le significative differenze territoriali, di genere e d’età. Così si scopre che le pensioni più alte sono state registrate in regioni come Lombardia, Trentino e Lazio, con oltre 1.400 euro lordi mensili. In contrasto, nelle regioni del Sud Italia, come Calabria, i trattamenti sono molto più bassi, inferiori a 1.100 euro. Inoltre, in regioni come Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, oltre la metà delle prestazioni pensionistiche sono di tipo assistenziale, legate in gran parte a invalidità civili.

Inoltre, nonostante le donne rappresentino la maggioranza dei pensionati (52%), percepiscono solo il 44% del reddito pensionistico totale, con una differenza media di circa il 35% rispetto agli uomini. Gli uomini hanno un reddito pensionistico medio di 2.056,91 euro, contro i 1.524,35 euro delle donne. Le donne subiscono una significativa riduzione salariale dopo la nascita del primo figlio, con un calo fino al 76% nell’anno della nascita e in quello successivo.
Anche se i redditi femminili riprendono a crescere negli anni successivi, permane un divario di lungo termine rispetto alle donne senza figli. Per gli uomini, al contrario, la nascita di un figlio porta a un incremento salariale, che raggiunge quasi il 50% dopo sette anni.

Infine il capitolo giovani. Questi, dice l’Inps, lavorano meno e guadagnano meno rispetto agli adulti. Gli under 30 percepiscono poco più di 14 mila euro annui, rispetto a una media nazionale di quasi 26 mila euro. I giovani impiegati nel settore pubblico guadagnano mediamente 6-7 mila euro in più rispetto ai loro coetanei del settore privato.

 Le sfide per il futuro: IA e educazione finanziaria

 Guardando al futuro, l’Inps si impegna a investire nell’innovazione digitale al fine di migliorare l’efficienza dei servizi e facilitare l’interazione con i cittadini. L’Istituto poi rende noto di aver intrapreso un percorso di digitalizzazione, posizionandosi come soggetto chiave nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

L’implementazione dell’intelligenza artificiale, per esempio, consente ai pensionati di verificare il proprio diritto alle prestazioni in modo semplice e immediato, segnando un passo significativo verso la modernizzazione dei servizi offerti.

Il Presidente INPS Gabriele Fava ha inoltre sottolineato l’importanza di educare le giovani generazioni sulla previdenza, con l’obiettivo di garantire che costruiscano un “salvadanaio previdenziale” sin da subito. Con l’invecchiamento previsto della popolazione, che potrebbe far sì che il 35% dei cittadini abbia più di 65 anni entro il 2050, risulta essenziale ripensare il sistema di welfare e le politiche di invecchiamento attivo.

L’impegno costante dell’INPS nell’affrontare queste sfide, unito alla volontà di innovare e migliorare i servizi, è fondamentale per garantire una protezione sociale efficace e un benessere duraturo per tutti i cittadini. La trasformazione del welfare italiano, attraverso un approccio generativo e inclusivo, sarà cruciale per affrontare le sfide future e costruire una società più equa e giusta.