Inps: pandemia ferma l’aumento della speranza di vita e blocca l’età pensionabile fino al 2025
Nessun aumento dell’età per andare in pensione fino al 2025 e questo per effetto del Covid. Come precisa l’Inps nella sua Relazione Annuale presentata al presidente Pasquale Tridico.
La brusca diminuzione della speranza di vita a 65 anni nel 2020 causata dalla pandemia ha riportato a un valore simile a quello registrato nel 2010. Questo comporta un rallentamento della crescita dell’età di pensionamento per vecchiaia, rallentamento tuttavia temporaneo e che sarà riassorbito nell’arco di un decennio.
Il nostro sistema pensionistico è strettamente connesso proprio all’aspettativa di vita. Quando l’attesa di vita cresce, al contempo aumentano anche i requisiti richiesti per il pensionamento, con un limite massimo di 3 mesi ogni 2 anni. Ogni eventuale parte eccedente tali 3 mesi dovrebbe poi essere recuperata in occasione dei successivi incrementi. Nel caso in cui invece l’attesa di vita diminuisca, i requisiti restano invariati, ma la parte negativa resterebbe comunque a credito e si potrebbe scalare dagli incrementi successivi.
L’adeguamento previsto per il 2023 si basa sulla differenza tra la media dell’incremento di vita nel biennio 2019-2020 e in quello 2017-2018. Applicando questa formula ai dati Istat, ci sarebbe un decremento di tre mesi. Per questo motivo, nel 2023 i requisiti di vecchiaia e di pensione anticipata contributiva potrebbero restare invariati, mentre quelli di pensione anticipata erano già stati bloccati per legge dalla riforma 2019 fino al 2026.
Come il Covid ferma la speranza di vita e impatta sulle pensioni
Seecondo le statistiche Istat, a livello nazionale, l’emergenza sanitaria causata dal Covid ha accorciato l’attesa di vita a 65 anni nello scorso 2020, ovvero ben 13 mesi in meno. In sostanza, non ci sarà l’aumento del requisito per la pensione di vecchiaia legato alle aspettative di vita fino al 2025. A partire da quell’anno poi si attuerà uno nuovo scatto di due mesi, comunque inferiori a tre mesi previsti nello scenario pre-Covid. Sarà dal 2026 che gli scatti legati alle aspettative di vita saranno invece superiori al previsto.
Inoltre l’Inps sostiene che la pandemia ha anche ridotto il numero medio di settimane di effettivo lavoro, che è sceso dal valore di 42.9 del 2019 a 40.1 nel 2020.