A giorni l’Intelligenza Artificiale potrebbe salire sul podio degli unicorni mondiali grazie ad OpenAI, guidata da Sam Altman, la quale, secondo quanto riportato da Bloomberg, sta per diventare la terza startup al mondo per valore grazie a una fase di finanziamenti con una valutazione stimata di 86 miliardi di dollari, ma potrebbe presto raggiungere i 100 miliardi. Questi numeri la posizionerebbero terza nella classifica mondiale degli unicorni, dopo ByteDance (225 miliardi di dollari) e SpaceX (150 miliardi), secondo la classifica di CB Insights.
Open AI ha concorrenza innanzitutto in casa, negli Stati Uniti, dove hanno sede anche Anthropic, Databricks e InflectionAI. Anthropic, nel 2023, ha raccolto oltre 7 miliardi di dollari, con Google e Amazon che si sono impegnati a finanziarla con 2 e 4 miliardi rispettivamente. Inoltre, Anthropic sta attualmente negoziando un round da 750 milioni di dollari, che potrebbe valutarla intorno ai 18 miliardi, secondo The Information. Databricks, invece, ha portato a casa più di 4 miliardi di dollari e ne vale 43. La società è partner di Microsoft e di Google Cloud, ma anche del colosso dei chip Nvidia. Le grandi startup di intelligenza artificiale sono, quindi, legate a doppio filo alle big tech e nel 2023 sono riuscite a raccogliere molti fondi nonostante la fase non favorevole del venture capital americano (secondo i dati di PitchBook, le società di venture capital Usa lo scorso anno hanno raccolto il 60% in meno del 2022 e il minimo dal 2017).
Nonostante la predominanza della Silicon Valley, ci sono aspiranti unicorni al di fuori degli Stati Uniti, come 01.AI in Cina, che avrebbe raggiunto una valutazione di 1 miliardo di dollari secondo Reuters. In Europa, Mistral in Francia ha raccolto circa 500 milioni di euro in meno di un anno, arrivando a una valutazione stimata dal Financial Times di quasi 2 miliardi. La società ha tra i suoi investitori la big statunitense Salesforce. La seconda è la tedesca Aleph Alpha che al momento pare rimasta fuori dai radar delle big tech: a novembre ha concluso un round da mezzo miliardo guidato da Innovation Park Artificial Intelligence (Ipai), Bosch Ventures e Schwarz Group.
In Italia, a differenza di Francia e Germania, non esiste ancora un campione nazionale dell’Intelligenza Artificiale. Non si vedono, quindi, round di finanziamento da capogiro con lo zampino delle big tech nell’ecosistema italiano. Tuttavia, ci sono startup come Webidoo, che ha lanciato Welpy, un assistente di marketing per le piccole e medie imprese molto simile a un “ChatGPT nostrano”, raccogliendo 6 milioni di euro nel 2021 e con in corso un ulteriore round di finanziamento da 10 milioni, che ambiscono a crescere.
Le startup italiane tra l’altro spesso non mirano a concorrere nell’addestramento (estremamente costoso) di nuovi risponditori con apprendimento intelligente, ma preferiscono posizionarsi in segmenti ancora poco presidiati e ad alto potenziale di crescita. È il caso, ad esempio, di Aindo, startup del Sissa di Trieste specializzata nell’elaborazione di dati sintetici puliti, sicuri e a prova di privacy, e Hodlie, una startup genovese che gestisce in modo autonomo i portafogli di criptovalute dei clienti, con l’obiettivo di superare il miliardo di masse in gestione entro il 2027.