L‘intelligenza artificiale domina incontrastata il trading di Borsa. Lo dimostrano gli ultimi dati di Aite Group, ripresi dal Sole 24 Ore, in base ai quali nel 2018 i robot hanno gestito circa il 53% degli scambi delle azioni globali cash. Una percentuale che negli Usa arriva al 66%. Più contenuta, anche se sempre significativa, la penetrazione dell’algoritmo in Europa, che si attesta in media intorno al 47%.
Un fenomeno che interessa anche l’Italia dove, secondo gli esperti, interessa più di un terzo degli scambi azionari è gestito da software.
“Il robot investitore – ha detto Anna Kunkl, partner di Be Consulting al Sole 24 Ore – vale almeno il 30% degli scambi”.
Al di là dei dati per le singole regioni, una cosa appare certa. Il software è ormai diventato leader incontrastato nelle operazioni sui mercati finanziari. E non solo nelle azioni.
Secondo i dati di Aite Group, ripresi dal quotidiano economico,
“le compravendite automatizzate pesano per il 50% sui future (10 anni fa valevano meno del 40%) e il 42% nelle opzioni. Il mondo delle valute si “accontenta” di un 30% (praticamente inesistente il fenomeno nel 2009)”. Più staccato, il reddito fisso. Qui le compravendite in mano ai robot sono circa il 10% del totale dei volumi.
L’andamento futuro, stando agli esperi del settore, dovrebbe confermare questa tendenza. Questo per una serie di ragioni che vanno “dalla ricerca di liquidità” alla “necessità di maggiore efficienza fino alla volontà di meglio sfruttare gli andamenti dei prezzi. Si tratta, a ben vedere, di motivazioni legate da un minimo comune denominatore: la crescente complessità delle Borse. Listini che difficilmente possono essere affrontati dal solo operatore essere-umano”.