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Intermediari finanziari e antiriciclaggio: si continua a sbagliare!

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Qualche anno addietro, nell’ambito di un programma pianificato dal Ministero degli Interni ed avente ad oggetto “Beni confiscati alla Criminalità organizzata”, fui incaricato di svolgere alcuni interventi formativi a favore di appartenenti alle Forze dell’Ordine, allocati nel Mezzogiorno d’Italia.

Il mio compito era quello di spiegare, in concreto, la genesi del Riciclaggio di denaro sporco e le tecniche di contrasto. Le diverse docenze espletate interessarono numerose località distribuite fra la Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna.

L’episodio più interessante dell’intero progetto l’ho vissuto a Napoli dove, all’interno di una Caserma della Polizia di Stato tenni una lezione di una intera mattinata, al cospetto di una trentina di discenti, dell’età media di 35/40 anni e appartenenti al Reparto Operativo Speciale dell’Arma dei Carabinieri (ROS), alla Direzione Investigativa Antimafia (DIA), al Gruppo Investigazioni sulla Criminalità Organizzata della Guardia di finanza (GICO) e alla Polizia di Stato.

In sostanza avevo di fronte tutte le articolazioni Istituzionali deputate alla lotta alla Camorra sul territorio.

Appena entrato in aula e ancor prima di iniziare a parlare, all’unisono, mi fu posta una domanda del seguente tenore:

“Dr. Falcone, come mai, al termine di una attività investigativa, quando ci rechiamo in banca per sequestrare le risorse finanziarie intestate ai camorristi, troviamo i conti in rosso o addirittura estinti?”

Continuando, aggiunsero: “Mentre per i beni immobili, una volta provato il collegamento con soggetti appartenenti o contigui alla criminalità organizzata, non sfuggono, stanno lì fermi, i soldi invece scappano e non riusciamo mai a trovarli.”

La domanda, per quanto apparentemente scontata, sottendeva, nella realtà, una insufficiente “Collaborazione attiva” da parte degli intermediari finanziari, laddove, in presenza di “informazioni” comunque acquisite, hanno l’obbligo di inoltrare una apposita Segnalazione di Operazione Sospetta volta ad ottenere la “Sospensione dell’operazione” – ex lettera c) del comma 7 dell’articolo 6 del D.lgs 231/07 – da parte dell’Unità d’Informazione Finanziaria per la durata massima di 5 giorni lavorativi.

Oggi, molti Intermediari finanziari, nutrono la convinzione che, in assenza di un provvedimento cautelare dell’Autorità giudiziaria,  il cliente possa movimentare a suo piacimento tutte le risorse finanziarie nella sua disponibilità.

Nella realtà, non è sempre così!

Se un Istituto di credito, ovvero un Intermediario finanziario in genere, od anche un qualunque soggetto tenuto all’osservanza degli obblighi antiriciclaggio (pensiamo ai professionisti legali e contabili), viene a conoscenza che un proprio cliente è destinatario di una indagine penale da parte della Magistratura, bisogna porre la massima attenzione sulla operatività posta in essere.

In questi casi, il cliente, ovvero il coniuge o i figli – normalmente cointestatari dei rapporti o abilitati ad operare – si presentano in banca per prelevare la intera provvista – in denaro contante o valori assimilati – spesso per importi ingenti temendo che da lì a breve, al termine dell’indagine giudiziaria, l’intero malloppo verrà sottoposto a sequestro patrimoniale nelle more della definitiva confisca.

Come fa l’Intermediario a sapere della esistenza della indagine penale?

Lo può sapere perché la Polizia giudiziaria (in genere Guardia di finanza ma non solo) gli ha notificato la esistenza di un Decreto di accertamenti bancari, oppure di una Misura cautelare in danno del cliente della quale la stampa locale o nazionale ha dato ampio risalto o da confidenze fatte, come in qualche caso è pure successo, da parte dello stesso cliente.

In questi casi, l’attenzione deve essere massima onde non trovarci nella difficoltà di dover rispondere agli Operatori di polizia che dicono che, quando ci sono le indagini sui camorristi, I SOLDI SCAPPANO.

Ecco, per il futuro, cerchiamo insieme di non farli scappare!!![1] – [2]

 

 

 

[1]  BUONA FEDE & RICICLAGGIO Con l’indagine penale si chiudono i rapporti economici

 

[2] MERITO CREDITIZIO & RICICLAGGIO: Non bastano i controlli di routine per finanziare le imprese

 

 

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